Arte diffusa e partecipata. Il futuro è ibrido.
Arte diffusa e partecipata. Il futuro è ibrido FERPI si interroga sul binario cultura – digitale: il digitale ha favorito…
Arte diffusa e partecipata. Il futuro è ibrido
FERPI si interroga sul binario cultura – digitale: il digitale ha favorito l’accessibilità dei luoghi della cultura in tempi di pandemia. Ma resta irrinunciabile il contatto “fisico” con l’arte. Il futuro è “ibrido”.
Roma, 27 Marzo 2021 – Una delle immagini più significative per descrivere i luoghi della cultura in epoca Covid-19, è quella di Palazzo Strozzi, sulla cui facciata l’artista francese JR, protagonista internazionale della Street Art, ha realizzato l’opera “La ferita”. Uno squarcio sul Palazzo rinascimentale per stimolare una riflessione sull’accessibilità di tutte le istituzioni culturali costrette a fare i conti con chiusure e spazi contingentati. Una ferita simbolica, che rappresenta in modo forte e potente la capacità di reagire della cultura e con la cultura, riconoscendole un ruolo irrinunciabile nelle nostre comunità.
Non è un caso che il progetto sviluppato per la candidatura di Procida al titolo di Capitale italiana della cultura per il 2022, ruoti attorno al concetto ‘La cultura non isola’, scelto prima dell’emergenza sanitaria, ma oggi ancora più significativo. “Da un punto di vista comunicativo il digitale facilita e accelera alcuni processi”, ha raccontato Agostino Riitano, Direttore di Procida 2022, intervenendo al webinar ‘Cultura e Digitale’. Cambiamenti e prospettive nella fruizione dei contenuti culturali’, tenutosi il 24 marzo scorso per iniziativa delle Delegazioni Ferpi di Campania, Lazio e Triveneto, cui hanno preso parte operatori culturali provenienti da quattro aree Paese. “Stiamo lavorando ad un processo di co-creazione affinché si superi la dimensione del produttore e del consumatore – ha detto Riitano –. Abbiamo bisogno di ricostruire quei legami mancanti, perché è sulla relazione viva tra attore e spettatore che si realizza l’orizzonte della cittadinanza”. Indubbiamente l’industria culturale, tra le più penalizzate dall’emergenza sanitaria, ha dato prova di resistenza, innovazione e capacità di adattamento, offrendo al proprio pubblico nuovi spazi e nuove forme di fruizione. In alcuni casi sperimentando diversi format, in altri aprendosi ad una molteplicità di canali, in altri ancora uscendo da liturgie consolidate per esplorare nuovi percorsi. Tuttavia, non va dimenticato che quello artistico oggi resta un comparto che ha chiuso i suoi spazi fisici, lasciando a casa e senza lavoro maestranze e tanti artisti.
Il leitmotiv che ha accomunato le diverse esperienze confluite nel webinar è stato quindi il digitale, in assenza forzata di fisicità unico abilitatore per la scrittura di quel “Manifesto per la rinascita dell’Arte” tratteggiato nel percorso del Peggy Guggenheim di Venezia: “200 giorni di chiusura su 365. In quei giorni abbiamo ridisegnato la geografia del nostro pubblico – ha raccontato Alexia Boro, Direttrice Comunicazione e Relazioni Esterne della Collezione – ponendo le basi di un futuro che ruota su tre parole: ispirazione, sostenibilità e presente, dove la tecnologia diventa sinonimo di accessibilità ed inclusione. E senza dimenticare che l’arte è prima di tutto emozione, un’emozione che a dispetto delle chiusure può, deve, essere restituita attraverso le potenzialità del digitale”.
Quell’inclusione che ha fatto raggiungere numeri da capogiro ad un’istituzione storica come il Teatro San Carlo “primo in Italia ad organizzare una produzione live in streaming con la Cavalleria Rusticana, che ha venduto 35000 biglietti e ha registrato una copertura di 2 milioni di persone in tutto il mondo di cui il 23% under 35”, come ha commentato Antonio Parlati, Presidente Sezione Industria Culturale e Creativa, Unione Industriale Napoli.
Altra parola chiave emersa dal confronto è “ibridazione”. Se uno spazio digitale si è aperto nell’offerta culturale, è stato presto occupato da nuove generazioni di visitatori ed anche da artisti pronti a cimentarsi con i linguaggi ibridi imposti da quel binomio tecnologia-cultura cui Civita ha già dedicato 5 rapporti. “La pandemia è stata un catalizzatore di tendenze già in atto – ha raccontato Simonetta Giordani, Segretario Generale dell’Associazione –. Il digitale rappresenta un’opportunità per restituire centralità alle strutture culturali, consentendo loro di svolgere una funzione più contemporanea, facendo crescere al contempo economia, imprese e occupazione”. E imprese e istituzioni culturali devono collaborare, lavorare insieme.
Una visione di futuro all’interno della quale necessario trovare un punto di equilibrio, rafforzando la relazione con le filiere fisiche e garantendo una maggiore accessibilità al ricchissimo patrimonio artistico-culturale del nostro Paese. Va in questa direzione il progetto Catanzaro 4.0 promosso dal Comune calabrese e aggiudicatario di un bando Mise per le tecnologie emergenti cui Vodafone sta lavorando. “Il 5G può abilitare nuove esperienze di fruizione per il turismo e la cultura – ha affermato Cinzia Campanella, responsabile soluzioni 5G Vodafone Business -. A Catanzaro saranno realizzati veri e propri laboratori a cielo aperto, mixando sia utenti in presenza che a distanza, con particolare attenzione alle persone con disabilità che potranno fruire di contenuti grazie ad esperienze tattili e multisensoriali”.
Come si vede, mondi diversi, ma interconnessi, con al centro la Cultura e l’Arte, e la loro ininterrotta fruizione, per la rinascita delle nostre comunità.
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