Thursday, May 16, 2024
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E dopo Trieste, Chiavari e Salò, il Palermo vince anche a Padova

Tutto bello, tutto esaltante, specie per chi ama la maglia rosanero come fosse una magia che ti strega e ti porta via, ma non è ancora finita: il verdetto conclusivo è rimandato a domenica 12 giugno, stavolta al “Renzo Barbera”, che in trentacinquemila i tifosi inonderanno di bandiere, striscioni e vessilli fino a farlo diventare di nuovo, dopo anni e anni di dolorosa “carestia”, il sacro tempio del POPOLO ROSANERO.


di Benvenuto Caminiti per il Quotidiano l’Italiano

PADOVA – Il Palermo di Baldini non lo ferma  più nessuno: vince anche all’ ”Euganeo” di Padova con una prestazione scintillante, fioretto e sciabola, insieme, per costruire un involabile fortino davanti all’acrobatico (talora, anche troppo) Massolo e ripartire ad ogni occasione propizia con puntate rapide e ficcanti: la prima, all’alba dell’incontro, 10’ di gioco e fuga di Valente lungo la fascia destra. Gli si avventa contro Curcio. Troppa foga. La palla schizza via e… si ferma poco oltre; il tempo per Valente di crossare a filo d’erba nel cuore dell’area piccola e sul piede dell’accorrente Floriano, che di piatto mette dentro.

Il portiere del Palermo Massolo che in qualche occasione si è lasciato prendere da troppa foga

Che partita, ragazzi!

Uno scontro di titani: da una parte, un Padova rabbioso, che per impeto eccessivo e frenesia, lascia per strada ordine e geometria; dall’altra, un Palermo che ha le stimmate del suo allenatore, voglio dire coraggio, lotta in ogni zolla di campo, ma sempre con lucidità, senza mai buttar via la palla, anzi gestendola con amore, come fosse il bene più prezioso della sua vita.

Sembrerà retorica, ma non lo è perché la metafora serve a spiegare come può una squadra palesemente inferiore sotto il profilo tecnico prendere subito in mano le redini della partita , così d’averla in pugno dal principio alla fine .

E stavolta, se non è retorica è enfasi… Lo ammetto, ma che posso farci se questo Palermo tutto cuore, generosità, uno per tutti e tutti per uno, va oltre l’ostacolo e vince, una dopo l’altra, in terra nemica, quattro partite di seguito, ponendo ogni volta le basi per la vittoria finale tra le mura amiche, gli spalti, gremiti in ogni ordine di posto, infuocati di una passione senza uguali del “Renzo Barbera”?

Un Palermo che ormai gioca a memoria, forte in ogni reparto, che non specula mai (tipo: tutti chiusi dietro per ripartire in contropiede) ma vuol far sua la partita, aggredirla, così che l’avversario – sia pure il forte, quadrato e temprato Padova – deve temere ogni contrattacco rosanero. Un Palermo con l’anima forte, ispirata, direi quasi “invasata”, del suo allenatore che, in poco più di quattro mesi, l’ha rivoltato come un calzino non solo tatticamente – e questo sarebbe il meno – quanto mentalmente, perché ogni giocatore sa quello che deve fare e lo fa al meglio perché ci crede, perché è convinto, perché si è innamorato della sua squadra.

La vittoria di ieri all’ “Euganeo” di Padova è stata un autentico capolavoro tecno-tattico ma soprattutto mentale, perché resistere senza grossi pericoli (tranne un paio, uno dei quali su calcio di punizione magistralmente eseguita da capitan Ronaldo)  alla feroce reazione patavina al gol-lampo di Floriano: giocatori come Chiricò, Santini, Bifulco (e poi, Cissè e Ceravolo, subentrati a ripresa inoltrata) li fermi solo se hai una squadra organizzata tatticamente e ispirata mentalmente… Se no, sono guai seri: guardate la classifica del girone A della Lega Pro e le sedici partite vinte di fila dal Padova, quand’è subentrato in  panchina mister Oddo. Che non è un  allenatore qualunque, ma un signor allenatore,  visto anche il curriculum specifico e la caratura dell’uomo.

Il fatto è che il calcio è un gioco di squadra e, come tale, per vincere non basta avere i migliori undici, perché devono integrarsi l’un l’altro come in un perfetto puzzle. Ed è quello che, quasi prodigiosamente, è riuscito a fare Baldini con i ventitré giocatori che ha trovato a fine dicembre scorso: un complesso… scompensato, nel quale ciascuno parlava da solo, al massimo col più… vicino di reparto. Ebbene, lui ha così tanto lavorato sotto il profilo psicologico (stavo per dire “spirituale”, data la Fede che muove, nella vita e nella professione, il mister di Massa Carrara), sulla testa e direi ancor di più sull’anima di ciascun giocatore, audace e temerar… A guardarlo sembra un torero, che si compiace di sé, che si ama così perdutamente che, una volta sull’arena, si muove con eleganza, mostra, e poi tira via, la mantilla davanti alle narici fumanti del toro, per infilarlo, al fin della licenza (come direbbe Cirano) dritto al cuore con la sua spada.

Tutto bello, tutto esaltante, specie per chi ama la maglia rosanero come fosse una magia che ti strega e ti porta via, ma non è ancora finita: il verdetto conclusivo è rimandato a domenica 12 giugno, stavolta al “Renzo Barbera”, che in trentacinquemila i tifosi  inonderanno di bandiere, striscioni e vessilli fino a farlo diventare di nuovo, dopo anni e anni di dolorosa “carestia”, il sacro tempio del POPOLO ROSANERO.

Padova-Palermo 0-1: 10′ Floriano

IL TABELLINO DI PADOVA – PALERMO

PADOVA (3-4-3): Donnarumma; Ajeti, Valentini, Gasbarro; Germano, Ronaldo (78′ Della Latta), Saber (70′ Dezi), Curcio (78′ Cissé); Chiricò, Santini (78′ Ceravolo), Bifulco (65′ Jelenic). A disp.: Fortin, Vannucchi, Monaco, Pelagatti, Settembrini, Nicastro, Terrani. All. Oddo.

PALERMO (4-2-3-1): Massolo; Buttaro, Lancini, Marconi, Giron (77′ Crivello); De Rose, Damiani (72′ Dall’Oglio); Valente, Luperini, Floriano (46′ Soleri); Brunori. A disp.: Pelagotti, Somma, Perrotta, Accardi, Doda, Odjer, Silipo, Felici, Fella. All. Baldini.

ARBITRO: Gualtieri di Asti (Cavallina-Bahri).

MARCATORI: 10′ Floriano

NOTE: ammoniti Giron, Damiani, Ajeti. Spettatori 15.000 (circa 3.000 i rosanero)

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