Saturday, April 20, 2024
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Lo scrittore Benvenuto Caminiti recensisce il libro “L’Oceano oltre la Rete” scritto da Ettore Zanca

Si dice – giustamente – che un buon libro, soprattutto se è un romanzo, debba poter partire da un incipit  incisivo. Di quelli, insomma, che catturano subito, se non l’attenzione, la curiosità del lettore.

     “ L’arbitro fischia.

     Antoine guarda il portiere: “Possiamo essere immortali”, questo trasmette lo sguardo di tutti I compagni mentre lo osservano in unaslow motion esasperante. Parte, non sa se piazzarla. Si ricorda di quello che gli diceva David: “… Tira all’angolino, con tutta la potenza possibile se hai dubbi”. Ne ha tantissimi…”


di Benvenuto Caminiti (da Palermo per il Quotidiano l’Italiano)

PALERMO – “Quanta vita contiene un piccolo spazio? Un dischetto del rigore raccoglie anni, dolori, sacrifici e sbandate. Per Antoine quel dischetto è l’apocalisse. Il Giudizio Universale. Ha coscienza che comunque vada, in qualsiasi modo tirerà, nulla sarà più come prima…”.

Si dice – giustamente – che un buon libro, soprattutto se è un romanzo, debba poter partire da un incipit  incisivo. Di quelli, insomma, che catturano subito, se non l’attenzione, la curiosità del lettore.

     “ L’arbitro fischia.

     Antoine guarda il portiere: “Possiamo essere immortali”, questo trasmette lo sguardo di tutti I compagni mentre lo osservano in una slow motion esasperante. Parte, non sa se piazzarla. Si ricorda di quello che gli diceva David: “… Tira all’angolino, con tutta la potenza possibile se hai dubbi”. Ne ha tantissimi.

Si dice anche  – e altrettanto giustamente – che regola non scritta di un buon libro, specie di un romanzo, sia la chiusa finale, così che tra l’incipit e quest’ultimo capoverso scorra tutta la trama del racconto.

       Ebbene, “L’oceano oltre la rete” (Arkadia/Sidekar ed.) di Ettore Zanca rispetta fedelmente questi capisaldi della buona scrittura: l’abbrivio colpisce diritto al cuore e smuove fin dalle fondamenta nel lettore la cattedrale delle emozioni che gli si sono già liberate dentro.

        E per trattenerle quanto più a lungo possibile – nella vita niente è più bello di una bell’emozione – prosegue nella lettura con l’identica famelica brama del lupo che già pregusta il sapore della preda.

        Transitando dalla metafora alla critica (intesa nel suo significato etimologico) la storia che Ettore Zanca racconta con appassionata partecipazione emotiva è una storia “di pallone”, che scatena tutta la gamma degli umani sentimenti, quelli buoni ma anche quelli cattivi: dal calcio, inteso come catarsi e riscatto dalle nequizie della vita ma anche come ideogramma del peccato e della ricerca affannosa, e spesso vana, di uscirne indenne.

          I due personaggi cardine del libro – David e Antoine – rievocano personaggi reali, più o meno recenti, del mondo del calcio (Davide Astori e la sua morte nel sonno e tanti altri, fra cui, sia pure solo in parte, Balotelli) ma nel libro e nella scrittura avvolgente e travolgente di Zanca diventano due “miti” per la drammatica intensa e coinvolgente storia nella quale si agitano, lottano, vincono e perdono: in una parola prepotentemente esistono come fossero, carne e ossa, accanto a noi.

       Se i personaggi cardine sono David e Antoine, il protagonista assoluto del romanzo è l’Isola di  San Vignan, dove si svolge, nel reale e nell’immaginario, la storia della squadra locale, appena tornata in prima serie, che, per restarci, richiama David, che aveva lasciato l’isola per traguardi più prestigiosi, diventando nel frattempo campione d’Europa e del mondo.

         Lo richiama, anche se ormai giunto al crepuscolo della carriera, come il capitano ideale di una squad ra composta solo da giocatori locali ( anche qui, è palese il richiamo al calcio vero, nella fattispecie quello dell’ “Atletico di Bilbao”, che nella Liga spagnola è la squadra composta solo da giocatori baschi.

          Il che scatena l’ira degli ultras locali per i quali David era ormai diventato “il traditore”, il mercenario che per il vil denaro aveva voltato le spalle non tanto alla sua squadra quanto alla sua isola e alle sue radici.

           Ira che si ripete, anche più rovente, quando il San Vignan chiama in suo soccorso  Antoine, che, in un sol colpo, trafigge due volte il cuore degli ultras: perché “straniero” e perché indegno della maglia: troppe indagini (anche se spesso solo chiacchiere) sul suo conto per partite truccate e perché spesso osceno nella vita privata.

           Il romanzo ti “prende” sin dal suo incipit e ti stringe in una morsa dolce e straziante, insieme, perché racconta una storia di calcio che è soprattutto la storia dell’uomo.

Nel suo miele  e nel suo fiele.   Fino alla redenzione.

             Ettore Zanca, palermitano, classe 1971, giurista d’impresa, svolge lezioni di legalità nelle scuole, ancora una volta centra il bersaglio: innamorato marcio del calcio racconta una storia di calcio “diversa”, una storia in cui la sfericità del pallone diventa anche la sfericità del destino dei suoi protagonisti.

testatina

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