Montepaone: presentazione de “Il Diario di Guerra del Podestà Centurione Medico Francesco Carnovale” curato da Nando Castagna, edito da Titani Editori con la prefazione di Riccardo Colao
…Mentre già si avvertiva l’aria dissolutrice del 25 luglio 1943 – quando nella notte dell’ultimo Gran Consiglio fu avviata l’azione demolitoria del regime sino all’8 settembre – data ufficiale della firma di un pseudo armistizio in realtà accettato forzatamente sei giorni prima a Cassibile, – il podestà Carnovale pensò a tutto tranne che a tradire… ragionò su ogni ipotesi che potesse poi verificarsi … anche quelle che sarebbero capitate a suo danno… Ma nell’anticamera del cervello fluì di tutto tranne che l’idea di transitare dall’altra parte per salire sul carro degli anglo-americani… dei “liberatori” e pure bombardatori … offrendosi come “alleato” di chi prima era il nemico…
di Gianfranco Simmaco dalla Redazione Calabrese del Quotidiano l’Italiano
MONTEPAONE (Catanzaro) – Francesco Carnovale è stato Podestà di Catanzaro nel 1943, nell’anno più cruciale della storia d’Italia e anche del Capoluogo di Calabria che subì un violento e criminale bombardamento che distrusse parte del centro abitato e provocò vittime innocenti.
Dottore in medicina, centurione medico della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, (M.V.S.N.) marito e padre esemplare ha lasciato, oltre che un’eredità di uomo corretto, onesto, per bene, anche un Diario di Guerra. Nando Castagna, grazie al permesso della N.D. Orietta Maria Tommasi Carnovale, in quanto nuora, è riuscito a recuperare l’importante documento storico dal quale è stato tratto l’omonimo volume, edito da Titani Editori, con la prefazione storica del giornalista e scrittore Riccardo Colao, Sarà presentato in anteprima, a Montepaone Lido alla metà del corrente mese di Luglio 2023 nel corso di una suggestiva serata che avrà luogo a Villa Margherita.
«Quando, nel 1964, incontrai per la prima volta Antonio mi colpirono i suoi belli occhi neri. – così racconta la N.D. Orietta aria Tommasi Carnovale nuora del Podestà – Nulla sapevo che quel giovane uomo era l’unico figlio di una coppia calabrese aristocratica, particolare, brillante e di nobili sentimenti. Compresi anche che lui e io condividevamo gli stessi valori, guardavamo il mondo con gli stessi occhi. Io non trovavo tra i miei coetanei i miei-valori ai quali ero educata, da toscana questi valori li ritrovai invece nel giovane dottore Antonio Carnovale. (A quel tempo Assistente Universitario in Clinica Ortopedica nell’ Uni-versità di Firenze poi Libero Docente).
Nulla mi faceva presagire che nel giro di qualche mese mi avrebbe ospitata in Calabria, – prosegue Donna Orietta – presentata a sua madre, alla sua famiglia e ai suoi amici e mi avrebbe svelato le sue reali intenzioni: costruire una famiglia insieme. La mia prima esperienza della Calabria è con-notata nella memoria dal calore, dall’ accoglienza e dall’affettuoso abbraccio che mi fu riservato. Mi trovai a casa».
“Nel corso degli anni imparai la storia illuminata della famiglia Carnovale e del casato di mia suocera, N.D. Margherita Marincola dei Duchi di Petrizzi. La prima, una famiglia di più generazioni di medici, con professionalità eccelsa, interessi culturali e musi-cali ampi ma non indifferenti al benessere della comunità in cui viveva-no la loro vita e praticavano la loro professione. Il secondo un casato di antico lignaggio che risale al XVII sec. Con Antonio abbiamo portato questa storia nel presente, fondando su di essa la nostra famiglia. Con grande coerenza l’identità e i valori sono rimasti forti e saldi:
Dio, Patria e Famiglia. Valori che anche mio figlio Francesco, che del nonno porta il nome, condivide e esprime in questi tempi assai difficili, proiettandoli verso il futuro. Ho accettato l’invito, di Nando Castagna che ringrazio dal profondo del mio cuore, di pubblicare il diario di guerra di mio suocero nella speranza e augurio che i miei nipoti, e con loro i loro coetanei, possano in queste pagine ritrovare le radici della propria identità di italiani».
Conclude così la N.D. Orietta Maria Tommasi Carnovale, la sua lettera indirizzata al dott. Nando Castagna e pubblicata all’interno del volume nel quale sono presenti anche le lettere che il dott. Francesco Carnovale, podestà di Catanzaro e Centurione Medico ebbe a indirizzare nei momenti più difficili che furono vissuti dal 25 luglio 1943 all’indomani dell’annuncio dell’Armistizio diramato via ra-dio l’8 settembre dello stesso anno fatale che vide la resa italiana.
Grazie alle informazioni pervenute dal nostro direttore Riccardo Colao, che si trova in Calabria per presenziare all’evento, siamo in grado di anticipare una parte della sua relazione che esporrà ai partecipanti.
“…Mentre già si avvertiva l’aria dissolutrice del 25 luglio 1943 – quando nella notte dell’ultimo Gran Consiglio fu avviata l’azione demolitoria del regime sino all’8 settembre – data ufficiale della firma di un pseudo armistizio in realtà accettato forzatamente sei giorni prima a Cassibile, – il podestà Carnovale pensò a tutto tranne che a tradire… ragionò su ogni ipotesi che potesse poi verificarsi … anche quelle che sarebbero capitate a suo danno… Ma nell’anticamera del cervello fluì di tutto tranne che l’idea di transitare dall’altra parte per salire sul carro degli anglo-americani… dei “liberatori” e pure bombardatori … offrendosi come “alleato” di chi prima era il nemico…
Fece bene? Fece male? Avrebbe dovuto deporre le armi o avrebbe dovuto imbracciarle? Nessuno ha il diritto di giudicare le sue scelte che furono improntate nel rispetto di chi aveva com-battuto a viso aperto e pur vinto non aveva mai pensato di tradire… Rispose con umiltà e semplicità alla sua coscienza di uomo probo e onesto. Questo catanzarese di ferro, decorato al valor militare, credente nei valori della Patria e in quelli appresi nel magma ribollente di passioni della cultura in cui era stato for-giato, rimase al suo posto pur nella consapevolezza che proprio quella poltrona su cui sedeva avrebbe potuto condurlo alla pri-gionia, o chissà verso quali altra guai, compresa la fucilazione…
Dio, Patria, Famiglia furono queste le tre parole che lo indussero a non fuggire, a svestirsi dalla camicia nera che con orgoglio aveva indossato; quella “camicia nera” simbolo di ardimento, di coraggio, di convinzione e di adesione totale alla storia militare che affondava le sue radici nella Prima Guerra Mondiale, negli Arditi, nei legionari di Gabriele D’Annunzio … Quella stessa “camicia nera” che Mario Castellacci, paroliere della canzone “Le donne non vi vogliono più bene” – diffusa nel 1944, modulò coi versi: “perché portiamo la camicia nera. Hanno detto che siamo da catene, hanno detto che siamo da galera. L’amore coi fascisti non conviene. Meglio un vigliacco che non ha bandiera, uno che non ha sangue nelle vene, uno che serberà la pelle intera.”
Il Podestà e centurione Francesco Carnovale non esitò un istante a mettere in gioco la sua vita, la sua pelle, protetta – in tempo di pace, come in tempo di guerra, dalla sola “Camicia Nera” verso la quale, poi gli “antifascisti”, forti della presenza alleata, ebbero giocò facile nel vilipenderla.
La “Camicia Nera” sia pur con qualche decorazione differente, era la stessa che indossavano – al momento in cui furono fucilati a Dongo – il catanzarese Vito Casalinuovo, ultimo console della Mi-lizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e segretario particolare del Duce a Salò negli anni della Repubblica Sociale, il ministro Francesco Barracu, eroe di guerra, ex federale a Catanzaro che conobbe e apprezzò il giovane Carnovale e altri, i cui corpi furono poi orrendamente esposti a Piazzale Loreto a Milano.
Posso garantire che non c’è stata, né da parte mia nelle qualità di editore e di autore della prefazione, né da parte del curatore Nando Castagna, alcuna velleità di ricorrere – neppure in via subliminale – all’apologia del Fascismo. C’è stato – è lo certifico, assumendomene ogni responsabilità – intenzionalmente la pura, ferrea, formidabile, unica volontà di ricorrere alla metodologia della ricognizione storica, per chiarire chi, quando, come, dove, cosa erano e furono “le camicie nere” della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, corpo militare equiparato agli altri come Esercito, Marina e Aviazione, di cui Francesco Carnovale fu fedele sino allo scioglimento dello stesso.
Se è vero che la Storia, nell’immediatezza successiva ai fatti, è scritta dai vincitori risultando unidirezionalmente parziale altrettanto vero è che il diritto di raccontarla sotto il profilo dell’obiet-tività spetta agli storici privi di faziosità ideologica. Ed è il solo metodo al quale con Castagna abbiamo ritenuto di doverci approcciare”.
Modererà l’incontro l’avvocato Irene Della Rocca e parteciperanno l’on. Wanda Ferro Sottosegretario di stato al ministero dell’Interno ed altre personalità politiche ed economiche della provincia e del comume catanzarese.
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