Friday, April 19, 2024
Quotidiano Nazionale Indipendente


Sebastiano Ardita e Nino di Matteo, togati indipendenti del Consiglio Superiore della Magistratura, delusi per lo stop a Gratteri alla guida della Direzione Nazionale Antimafia e antiterrorismo

Enrico Seta, coordinatore del Movimento Libertà pro Pittelli: “tutti coloro i quali non condividono la tesi che Gratteri sia il più valido magistrato inquirente d’Italia, per ciò stesso vengono accusati di “esporre” Gratteri a rischi di ritorsione. Questo è FALSO! Si può benissimo e liberamente essere critici verso alcune azioni della Procura o rimanere convinti che ci siano metodi inquisitori più validi senza, per questo, essere strumento o complici di provocazioni. Anzi, occorre rispedire al mittente queste insinuazioni”


dalla Redazione Romana del Quotidiano l’Italiano

ROMA – Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo, i due togati indipendenti hanno votato a favore del capo della procura di Catanzaro dott. Nicola Gratteri ma il loro appoggio non è stato sufficiente e il posto di guida alla Direzione Nazionale Antimafia e antiterrorismo è andato al dott. Giovani Melillo che da oggi è il nuovo procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Ha avuto la meglio, con 13 voti a favore, sugli altri candidati: il capo della procura di Catanzaro Nicola Gratteri (a cui sono andate 7 preferenze) e il procuratore aggiunto alla Direzione nazionale antimafia Giovanni Russo (5 i voti espressi a suo favore). Melillo, 61 anni, foggiano, è stato capo di gabinetto del ministro Andrea Orlando quando era guardasigilli e attualmente guidava la procura di Napoli.

La reazione dei “trombati” non si è fatta attendere. “Attenzione ai rischi legati alla bocciatura di Nicola Gratteri per la nomina alla guida della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo“. A sottolinearlo sono stati i togati indipendenti del Csm Sebastiano Ardita e Nino di Matteo, intervenendo nel dibattito che ha preceduto il voto del plenum, che per l’incarico ha scelto Giovanni Melillo declinando l’ipotesi Gratteri.

È come se la storia non ci avesse insegnato nulla – ha detto Ardita – La tradizione del Csm è di essere organo abituato a deludere le aspirazioni professionali dei magistrati particolarmente esposti nel contrasto alla criminalità organizzata, finendo per contribuire indirettamente al loro isolamento. L’esclusione di Gratteri sarebbe non solo la bocciatura del suo impegno antimafia, ma un segnale devastante a tutto l’apparato istituzionale e al movimento culturale antimafia”. A giudizio di Di Matteo si tratta ”di una scelta di politica giudiziaria alta, che non deve essere condizionata da giochi di potere di nessun tipo, nè da calcoli opportunistici, perché oggi è questo che si chiede al Csm”. Il togato ha evidenziato la “maggiore e più spiccata idoneità allo scopo del procuratore Gratteri, il più idoneo a dare rinnovato slancio alla Dnaa. Si tratta di uno dei magistrati più esposti al rischio. Sono state acquisiste notizie circostanziate di possibili attentati nei suoi confronti poiché in ambienti mafiosi ne percepiscono l’azione come un ostacolo e un pericolo concreto. In questa situazione una scelta eventualmente diversa suonerebbe inevitabilmente come una bocciatura del dottor Gratteri e non verrebbe compresa da quella parte di opinione pubblica ancora sensibile al tema della lotta alla mafia e agli occhi dei mafiosi risulterebbe come una presa di distanza istituzionale da un magistrato così esposto. Dobbiamo avvertire la responsabilità di non cadere negli errori che in passato, troppe volte, hanno tragicamente marchiato le scelte del Csm in tema di lotta alla mafia – ha avvertito Di Matteo – e che in certi casi hanno creato quelle condizioni di isolamento istituzionale che hanno costituito il terreno più fertile per omicidi e stragi”.

Nella fattispecie però anche i vertici della Cassazione, il primo presidente Pietro Curzio e il Pg Giovanni Salvi, hanno sostenuto la nomina di Giovanni Melillo, nomina proposta da Area (5 consiglieri), il gruppo delle toghe progressiste, in cui ‘milita’ lo stesso capo della procura di Napoli. Per lui hanno votato anche i 3 consiglieri di Unicost e i laici Michele Carabona (Forza Italia) e Alberto Maria Benedetti e Filippo Donati (M5s).

A favore di Gratteri hanno votato oltre ai togati ‘indipendenti’ Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo , e i tre componenti di Autonomia e Indipendenza, i laici Stefano Cavanna e Emanuele Basile (Lega) e Fulvio Gigliotti (M5s), relatore della proposta a favore del capo della procura di Catanzaro. Russo è stato sostenuto invece dall’intero gruppo di Magistratura Indipendente e il laico di Forza Italia Alessio Lanzi.

Appreso lo svolgimento dei fatti il dott. Enrico Seta Coordinatore del Movimento Libertà Pro Pittelli si è così espresso in merito: “Non mi esprimo su Gratteri. Anzi, ho più volte affermato che la nostra iniziativa non è “contro” nessuno. Tanto meno contro il pubblico accusatore di Giancarlo Pittelli. Però queste prese di posizione (Fi Matteo e Ardita) hanno un contenuto “provocatorio”: tutti coloro i quali non condividono la tesi che Gratteri sia il più valido magistrato inquirente d’Italia, per ciò stesso vengono accusati di “esporre” Gratteri a rischi di ritorsione. Questo è FALSO! Si può benissimo e liberamente essere critici verso alcune azioni della Procura o rimanere convinti che ci siano metodi inquisitori più validi senza, per questo, essere strumento o complici di provocazioni. Anzi, occorre rispedire al mittente queste insinuazioni”

Per quanto riguarda il neo eletto possiamo ricordare che Mellilo è in magistratura dal 1985, ha iniziato la carriera come pretore presso la pretura di Barra e, nel 1989, presso la pretura di Napoli. Dal 1991 al ’99 ha lavorato come pubblico ministero a Napoli, mentre tra il ’99 e il 2001 è stato fuori ruolo presso la presidenza della Repubblica. Nel marzo 2001 è passato poi alla Dna come pm; dal 2009 al 2014 ha svolto funzioni di procuratore aggiunto a Napoli. E ancora: dal 2014 al 2017 è stato fuori ruolo presso il ministero della Giustizia con l’incarico di capo di Gabinetto dell’allora Guardasigilli Andrea Orlando. Rientrato in magistratura, Melillo è stato per un periodo sostituto pg a Roma, prima di insediarsi, nell’agosto 2017, a Napoli come procuratore capo, incarico di vertice che ha ricoperto fino al momento di questa elezione a capo della DIAA. 

Comments


Lascia un commento