Saturday, April 20, 2024
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Stupratore minorenne condannato insieme ai genitori rei quest’ultimi per “Mala educazione” sentenza della Cassazione

Episodio di cronaca nera questo, “nero” come il colore delle personalità dei carnefici, “nero” come il buio esistenziale che avrà attraversato questa giovane vita abusata che nonostante tutto, con le ferite ancora vive in lei, nel corso degli anni seguenti alla violenza, è riuscita a sposarsi ed avere dei figli.


di Romano Scaramuzzino per il Quotidiano l’Italiano

All’epoca dei fatti delittuosi erano tutti minorenni, correva l’anno 2004.

Minorenne lei, la vittima, una ragazzina, oggetto di violenza sessuale da parte di un altro minorenne, un ragazzo che mentre abusava del suo corpo e della sua anima, veniva “sostenuto” in quest’atto ignobile dall’amico che impediva ad un’altra ragazzina di aiutare quella stuprata. Anche quest’ultimi di minore età.

E c’è pure un terzo aguzzino, un altro ragazzo, quello che dopo l’episodio barbaro, con la scusa di accompagnare la vittima a casa, di nuovo, in macchina, abusava di lei.

Episodio di cronaca nera questo, “nero” come il colore delle personalità dei carnefici, “nero” come il buio esistenziale che avrà attraversato questa giovane vita abusata che nonostante tutto, con le ferite ancora vive in lei, nel corso degli anni seguenti alla violenza, è riuscita a sposarsi ed avere dei figli.

Era l’anno 2004, il tutto sì è svolto in Calabria, ma questi atti criminali non hanno né tempo né luogo.

Infatti, così come vengono da sempre (o quasi sempre) dichiarati spregevoli questi delitti del corpo e della mente dalla quasi totalità della società civile appaiano anche troppo frequenti.

Come se non si trovasse, non diciamo una soluzione, ma quantomeno una notevole riduzione di questo delitto.

Un’indicazione, però, l’ha data la Cassazione che, in merito al caso in oggetto, ha stabilito di condannare non solo lo stupratore ma anche i suoi genitori a risarcire con 130mila euro la vittima, con 30mila euro la madre della vittima per tutte le ansie patite, con 5mila euro il padre e con 3mila euro la sorella (cifre aggiornate con gli interessi a partire dal giorno della violenza, cifre che, naturalmente, non possono in nessun caso restituire l’identità violata della ragazza).

I genitori del violentatore sono stati chiamati in causa “a titolo autonomo”, “per non aver dato una buona educazione ai figli autori dello stupro”.

Ci appare, questa sentenza, emessa per il caso in oggetto, come una risposta efficace per responsabilizzare anche un intero nucleo che, a volte, è anche responsabile dei comportamenti illeciti compiuti da altri vicino a loro.

Ribadiamo che chi ha emesso questo verdetto l’ha fatto in modo mirato dato che il Tribunale dei Minori aveva stabilito che “aveva escluso che l’episodio (quello citato in quest’articolo, ndr) potesse costituire un fatto isolato sulla base delle dichiarazioni rese dalle persone informate, idonee a descrivere il ragazzo come persona violenta, aggressiva, capace di incutere timore agli altri”.

La responsabilità dei genitori chiamati in causa non è quella relativa nell’ essere “esercenti la potestà sul minore”ma di non aver fornito “una buona educazione”ai figli autori del reato, ragazzi cresciuti con “una personalità incline alla violenza ed alla sopraffazione”e non sottoposti “ad adeguata vigilanza”.

Questa sentenza (il verdetto della Cassazione è contenuto nella sentenza 13752 della Terza sezione civile, presidente Giacomo Travaglino, relatore Enrico Scoditti; ndr) certamente sarà un precedente che la Giurisprudenza italiana non potrà ignorare. Così come non potrà non sottovalutare questo verdetto un’intera società.

E se è vero che nelle aule dei Tribunali italiani si è sentito citare un verso della Bibbia, tratto dal libro Deuteronomio, capitolo 24, versetto 16, che dice: Non si metteranno a morte i padri per colpa dei figli, né si metteranno a morte i figli per colpa dei padri; ognuno sarà messo a morte per il proprio peccato.” è anche vero che la Parola di Dio esclama chiaramente in Proverbi, 22,6 “Insegna al ragazzo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne allontanerà”.

E noi siamo d’accordo, nei casi specifici, con quest’ultimo principio.

Fonte: Ansa

Romano Scaramuzzino

 

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