Sunday, April 28, 2024
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Dossieraggio, chi c’è dietro? Scenari inquietanti dall’inchiesta: usavano banche dati antimafia per attaccare. Metodi da regime, chi sono i mandanti?

Un caso sul quale, in questi giorni, il Procuratore generale Antimafia Melillo e quello di Perugia Cantone, titolare dell’inchiesta, hanno in questi giorni riferito nelle commissioni Antimafia e Copasir. Inquietanti gli scenari emersi. 
“La gravità dei fatti in corso è estrema. Bisogna sottolineare la complessità estrema della corretta e rigorosa gestione delle banche dati dove confluiscono quelle e altre non meno delicate informazioni al fine della repressione dei reati”, ha detto Melillo.


di Gianfranco Simmaco per il Quotidiano l’Italiano

ROMA – É un’inchiesta su un caso gravissimo quella che sta facendo discutere in questi giorni. E che coinvolge, in veste di “spiati”, decine di personaggi vip e della politica. Non sfugge che fra di essi la stragrande maggioranza siano di centrodestra. Tanti i nomi del governo in carica, e i pochi dell’altra parte politica. Come se qualcuno volesse sabotare in qualche modo il governo in carica.

“Alcuni funzionari dello Stato – ha commentato Giorgia Meloni intervistata da Paolo Del Debbio – accedono a banche dati con dati sensibili, che servono per combattere la mafia, ma sono state utilizzate per mandare dossier ai giornali, come a quello di De Benedetti, per lanciare campagne di fango su politici ritenuti avversari”.

“Sono metodi che si usano nei regimi, è una cosa gravissima, penso più ampia di quanto stiamo vedendo. Dobbiamo sapere – ha aggiunto il Presidente del Consiglio – per quali interessi sia stato fatto. Si deve andare fino in fondo, serve di capire chi sono i mandanti, conoscerne nome e cognome. Sorprende che qualcuno difenda quanto è accaduto trincerandosi dietro la libertà di stampa”.

Fra gli indagati anche tre giornalisti de “Il Domani”, quotidiano di De Benedetti. Ma al centro ci sono dei funzionari dello Stato che, utilizzando il potere che avevano per combattere la criminalità organizzato, secondo l’accusa lo avrebbero usato per consegnare dei veri e propri dossier per screditare i personaggi di cui sopra.

Un caso sul quale, in questi giorni, il Procuratore generale Antimafia Melillo e quello di Perugia Cantone, titolare dell’inchiesta, hanno in questi giorni riferito nelle commissioni Antimafia e Copasir. Inquietanti gli scenari emersi. 

“La gravità dei fatti in corso è estrema. Bisogna sottolineare la complessità estrema della corretta e rigorosa gestione delle banche dati dove confluiscono quelle e altre non meno delicate informazioni al fine della repressione dei reati”, ha detto Melillo.

“Difficilmente – ha proseguito – il sottotenente Striano può aver fatto tutto da solo. Ne parlo con cognizione di causa anche perché anche io sono stato oggetto di dossieraggio, visto che un fascicolo su di me fu trovato nell’archivio di Pio Pompa negli uffici che furono del Sismi”.
“Striano – ha detto il procuratore di Perugia Cantone – ha effettuato un download 33.528 file dalla banca dati della direzione nazionale antimafia”. “Un numero straordinario”, ha sottolineato. 

Ed ha ribadito: “Qualcuno ha detto che stiamo attaccando la libertà di stampa, per me è un principio fondamentale e la stampa svolge un ruolo determinante. Conosco bene quali sono i limiti e i diritti della stampa”. Il sospetto è che dall’inchiesta che un attacco vero ci sia stato proprio alle istituzioni.

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