Friday, March 29, 2024
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Il monito che lo storico Luigi Accattatis ha lasciato ai calabresi rappresenta una sfida che non si puo’ non raccogliere

“…ai Calabresi si sogghigna e si dà l’epiteto di ignoranti, di popolo in culla e di briganti ingovernabili! Sperda Dio la parola dell’empio che incita a vendetta. No, Calabresi, la vostra non è la missione dei Cainiti, né si vincono le opinioni coll’imprecare al giudizio e coi rancori di partito. Dinanzi a tanti nomi rispettabili che conserva la nostra Storia gl’ingegni più prestanti si sono inchinati riverenti: gloriatevene pure, ma non vi seduca il vanto dei padri e la celebrità delle virtù cittadine. Siate operosi intelligenti ed onesti, quali furono gli avi nostri e come li riscontrerete nella presente opera che è a Voi dedicata. L’Italia, il mondo tutto, i nemici eziandio vi ammireranno non degeneri discendenti della magna regione. Così si accaparra la stima dei popoli; e quando un secolo fortunato ci troverà buoni, ricchi ed educati, i vecchi papiri saran confusi coi nuovi, la nazione Calabra non fia seconda ad alcuna e le sante ombre dei Vetusti n’esulteranno”.


di Romano Scaramuzzino per il Quotidiano l’Italiano

BERGAMO – Nacque in Calabria, precisamente a Cosenza, Luigi Accattatis, il 2 novembre (anche se altre fonti citano la data del 12 novembre, nda) del 1838. Figlio di Vincenzo e Teresa dei baroni Amantea, sin da giovane si dedicò agli studi prima a Scigliano (CS) poi a Cosenza e come riporta Francesco Russo in Dizionario Biografico degli Italiani – Volume I (1960): “avendo manifestato idee liberali, gli fu impedito nel 1857 di recarsi a completare gli studi a Napoli. Nel 1860 fece parte del comitato insurrezionale di Bianchi, distinguendosi nello scontro di Soveria Mannelli, che agevolò l’avanzata dei garibaldini. Fu, dal 1879, insegnante e direttore del ginnasio di Scigliano e, dal 1884, a Cosenza in un collegio privato da lui stesso fondato”.

Alla sola età di vent’anni, Accattatis, nel 1858, divenne socio fondatore dell’Accademia Cosentina per poi diventarne presidente nel 1886, anno in cui iniziò a dirigere anche il periodico più antico della Calabria ovvero Il Calabrese.

Storico, lessicografo di grande talento, di certo uno migliori in Calabria, fu autore anche di diversi libri, tra i quali il Vocabolario Calabrese, pubblicato negli anni 1895/1898. Ultima sua opera fu un suo studio sulla produzione poetica di Tommaso Campanella.

Luigi Accattatis morì a Censo, frazione di Bianchi (CS) l’8 giugno del 1916.

Fin qui il conciso profilo di questo nostro dotto calabrese e italiano. Ma, personalmente, io che, come autore, fruisco spesso degli scritti dell’Accattis riguardo la biografia degli eruditi calabresi, recentemente mi sono ritrovato in modo fortuito a leggere un suo monito, scritto nel 1869, e rivolto ai calabresi stessi.

Luigi Accattatis

L’ Accattatis, infatti, scrisse queste righe: “…ai Calabresi si sogghigna e si dà l’epiteto di ignoranti, di popolo in culla e di briganti ingovernabili! Sperda Dio la parola dell’empio che incita a vendetta. No, Calabresi, la vostra non è la missione dei Cainiti, né si vincono le opinioni coll’imprecare al giudizio e coi rancori di partito. Dinanzi a tanti nomi rispettabili che conserva la nostra Storia gl’ingegni più prestanti si sono inchinati riverenti: gloriatevene pure, ma non vi seduca il vanto dei padri e la celebrità delle virtù cittadine. Siate operosi intelligenti ed onesti, quali furono gli avi nostri e come li riscontrerete nella presente opera che è a Voi dedicata. L’Italia, il mondo tutto, i nemici eziandio vi ammireranno non degeneri discendenti della magna regione. Così si accaparra la stima dei popoli; e quando un secolo fortunato ci troverà buoni, ricchi ed educati, i vecchi papiri saran confusi coi nuovi, la nazione Calabra non fia seconda ad alcuna e le sante ombre dei Vetusti n’esulteranno”.

Ecco, quest’appello di Luigi Accattatis non deve cadere nel vuoto ma deve essere raccolto da tutti i calabresi (e mi permetto di estendere a tutti gli italiani) eredi di Zaleuco (o Zeleuco, nda) di Turio (città della Magna Grecia situata nelle vicinanze dell’antica Sybaris, l’odierna Sibari in Calabria, conosciuta anche con il nome di Thurii), primo legislatore da cui i Romani raccolsero le loro pandette, redattore del primo codice europeo di leggi scritte, eredi di Timeo, altro calabrese, che fu il primo a concepire le leggi di gravità dei corpi celesti verso il sole e potremmo continuare con altri nomi probabilmente sconosciuti ai più ma non alla Storia.

Occorre, quindi, che i calabresi, consci di questi loro Padri, si adoperino, nell’unità di intenti, abbandonando divisioni, pettegolezzi, uniformità a disvalori sociali e politici, in una nuova prospettiva d’azione, erede di quella dei cittadini stimati che li hanno preceduti.

Non è facile agire in tal senso, lo so. Ma se siamo a conoscenza di questa Storia che ci precede, allora l’appello dell’Accattatis diventa un’accusa per tutti coloro che si tireranno indietro di fronte le parole di questo storico che suonano come una sfida per la generazione attuale e futura della nostra Calabria.

Romano Scaramuzzino

Testatina rossa

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