Tuesday, May 14, 2024
Quotidiano Nazionale Indipendente


Il Progetto di Risanamento Equitativo proposto dal Sen. Eugenio Filograna, Presidente dell’Associazione Autonomi e Partite Iva

il sen Eugenio Filograna,tra i maggiori imprenditori italiani, è Presidente del Centro Studi Ameco.
Il Progetto di Risanamento Equitativo è una proposta rivoluzionaria per salvare tante PMI in un momento estremamente difficile per l’economia italiana e nello stesso tempo permettere allo Stato di fare immediatamente cassa.
In diverse trasmissioni televisive su reti nazionale, nelle ultime settimane si sta parlando di questa progetto.


di Eugenio Filograna per il Quotidiano l’Italiano

“RISANAMENTO EQUITATIVO” dell’economia nazionale

Premessa: Il problema e l’obiettivo!

Lo Stato Italiano vanta crediti di circa 1.000 miliardi verso i contribuenti.

Tuttavia è noto che si tratta di importi incagliati e irrecuperabili per almeno il 90%.

Infatti bisogna fare i conti con imprese debitrici fallite, in procinto di fallire, ormai in liquidazione e privati nullatenenti, morti, azioni cautelari rilevatesi infruttuose ecc.

Tale situazione di irrecuperabilità dei crediti- già nota prima del 2019- con la crisi economica per Covid, guerra, energia, materie prime ecc., è peggiorata ulteriormente, in quanto anche i contribuenti che erano debitori potenzialmente capienti, si trovano in difficoltà finanziaria.

La soluzione per salvare le PMI

Parliamo di un credito notoriamente irrecuperabile per il 90% e, secondo i principi contabili internazionali e della Ragioneria dello Stato, dovrebbe essere azzerato e coperto con altre entrate, quindi altre tasse, vendita del patrimonio o riduzioni di servizi primari al cittadino.

Tutte cose impossibili soprattutto in tempi brevi.

Oggi lo Stato ha urgentemente bisogno di centinaia di miliardi di euro, per salvare i posti di lavoro, e per non fare cadere le famiglie nella disperazione.

Questi soldi non servono solo per potenziare gli ammortizzatori sociali, la sanità, le scuole, opere pubbliche, digitalizzazione ecc. ma servono soprattutto al salvataggio di chi dà e produce i posti di lavoro, di chi paga la tassazione alla fonte, di chi sa creare occupazione, di chi ha inventiva per il rilancio imprenditoriale, quindi servono per salvare gli AUTONOMI E PARTITE IVA (definizione fiscale di chi svolge Libera Iniziativa).

Aiutare l’intero Corpo Sociale degli AUTONOMI E PARTITE IVA, significa tenere in piedi tutta l’Italia, perché l’Unico Corpo Sociale degli Autonomi e Partite iva comprende tutte le partite iva, i loro dipendenti, (ai quali si prevede un aumento di 500 euro netti, tramite recupero dalla riduzione del Cuneo Fiscale) e le loro famiglie.

Molti Autonomi e Partite Iva, soprattutto micro, piccole e medie attività, in questo momento sono nella disperazione, vedono solo il buio e sono fortemente demotivati.

In questo quadro si aggiunge “la sciabola” che pende sulla loro testa dei debiti tributari e previdenziali che non sono riusciti a pagare negli ultimi anni. Bisogna liberarli da questo fardello che li blocca. Bisogna dare “benzina” ai propulsori di occupazione e sviluppo soprattutto adesso.

In primis, questa proposta contiene una parte che passa attraverso una sorta di condono che, chiamare condono è fuorviante e riduttivo.

È noto che con il classico condono i beneficiari sono solo gli evasori, con la beffa(?) di chi aveva versato l’integralità della tassazione.

Il Risanamento Equitativo, serve proprio per evitare questo squilibrio.

Questa proposta comporterà da una parte il rilancio dell’economia italiana, attraverso una forte iniezione di liquidità privata e conseguenti incentivi agli Autonomi e Partite Iva ed al loro Unico Corpo Sociale, dall’altra parte comporterà la possibilità di sistemare la posta dei crediti irrecuperabili, nel Bilancio dello Stato, senza necessità di maggiore tassazione, senza tagli di spesa pubblica e senza ulteriore debito pubblico.

PROPOSTA

• La FASE 1

Dare la possibilità ai debitori verso lo Stato, per qualsivoglia tipologia di debito sorto sino al 31.12.2020 (iscritto a ruolo o in procinto di esserlo) di chiudere la pendenza con il pagamento del 30% della somma a debito (ivi inclusi interessi e sanzioni). Questa è la fase tipica del condono e ne beneficia solo il debitore (quindi potrebbe creare disparità di trattamento rispetto a chi ha pagato l’integralità).

Tuttavia, solo pochi debitori avranno la possibilità di pagare il 30%, perché la maggior parte sono crediti per lo Stato completamente irrecuperabili (fallimenti, persone decedute ecc.)

Con questa ipotesi quindi lo Stato non arriverà mai ad incassare il 30% di tutti i suoi 1.000 miliardi di crediti totali ma incasserà solo quelli dei soggetti capienti.

Si stima che i capienti siano solo il 10% scarso dei debitori totali (come da dichiarazione del Direttore Generale dell’Agenzia delle Entrate).

Questa fase consentirebbe allo Stato di incassare circa il 30% del 10% di 1.000 miliardi, quindi 30 miliardi di euro.

• La FASE 2

Per questa fase bisogna fare un distinguo tra la parte di crediti dello Stato irrecuperabili (ossia circa il 90% del totale) e la parte recuperabile (ossia meno del 10%), che – come da fase 1- sarà stata oggetto di uno stralcio al 70% a beneficio del debitore originario.

Fase 2. A) La parte dei crediti dello Stato irrecuperabili

La fase 2. A) è quella che realizza l’equilibrio tra i contribuenti virtuosi e i debitori. Questa fase consente allo Stato di ottenere immediatamente una liquidità che, con il classico condono, non raggiungerebbe mai.

In questa fase lo Stato cede, agli Autonomi e Partite Iva virtuosi ed ai soggetti interessati, il credito irrecuperabile, sotto forma di titolo di credito all’ordine, cioè cedibile mediante girata ripetutamente, vendendolo al 30% del valore iscritto bilancio dello Stato.

Siccome il credito in sé non avrebbe un valore realisticamente incassabile dal debitore originario, lo Stato darà agli acquirenti un premio sotto forma di credito di imposta, quindi un vero avallo sul titolo, pari al valore originario del credito acquistato, da utilizzare in 10 anni in quote costanti annuali.

Si ipotizza un importo minimo del titolo di 10 mila euro composto da cedole di 1.000 euro.

Queste cedole saranno compensabili annualmente con ogni tipo di debito verso la Pubblica Amministrazione, ma possono anche circolare mediante semplice girata, come una cambiale.

Quindi si possono anche usare come titolo per acquisti di beni e servizi.

Facciamo un esempio: credito dello Stato di € 10.000.

Il debitore originario non si avvale della fase 1 e, quindi, non salda il suo debito neppure con saldo a stralcio del 30%.

Questo credito viene allora ceduto ad Alfa che lo acquista al 30%, pagandolo € 3.000.

Alfa potrà quindi compensare i propri futuri debiti verso la Pubblica Amministrazione per l’importo originario di € 10.000 in 10 anni in quote costanti di 1.000 euro (avrà così un beneficio complessivo netto di 7.000 €, da spalmarsi su 10 anni).

Questi 7.000 euro sono cedole di credito d’imposta verso lo Stato, e possono essere anche cedute in cambio di denaro, al valore di trattativa singola.

Il vantaggio dello Stato è quello di incassare nell’immediato 3.000 €.

Con questi soldi – come si vedrà sotto- lo Stato potrà rilanciare l’economia e beneficiare negli anni successivi delle maggiori entrate determinate da un aumento di PIL, per effetto del moltiplicatore monetario e dell’acceleratore degli investimenti.

Questa fase 2A realizza un equilibrio tra i contribuenti virtuosi e i debitori, in quanto anche quelli virtuosi potranno trarne benefici futuri.

Questa fase consentirebbe allo Stato di incassare circa 270 miliardi di euro.

L’acquirente del credito potrà agire limitatamente al 30% verso il debitore originario, che viene così liberato nei confronti dello Stato. Lo Stato si troverà anche sgravato dai costi dell’esecuzione per recuperare il credito. L’importo eventualmente incassato dall’acquirente del credito genererà una sopravvenienza attiva tassata, quindi altre entrate per lo Stato.

Il fatto che il debitore originario verso lo Stato, diventa debitore verso un terzo del solo 30% consente a chiunque- anche a chi non ha la possibilità di pagare- di vedere ridotta la posizione debitoria e di fare dei piani di rateizzazione con un privato. Inoltre vengono bloccati i pignoramenti in corso.

Fase 2. B) La parte dei crediti dello Stato definita dal debitore con il pagamento del 30%

Lo Stato con la fase 1 avrà incassato dal debitore originario il 30%. Ovviamente il debitore originario non avrà diritto al credito di imposta (cosa che invece avviene nella fase 2.A).

Nella fase 2 B invece, lo Stato- anziché mettere a perdita il 70% residuo della fase 1- potrà cedere a terzi il residuo credito ancora da incassare, sempre al prezzo del 30%. Scatta poi il medesimo meccanismo della fase 2 A.

Questa fase consentirebbe allo Stato di incassare ulteriori 26%

• La FASE 3

La possibilità di rivendere il credito acquistato, integralmente o in quote parte, anche ad un valore superiore a quanto pagato, tramite girata (come fosse una cambiale), di fatto configura un nuovo mezzo di pagamento, quasi una moneta circolante (si ipotizzano tagli di € 1.000).

Esempio: immaginiamo che Alfa nel 2024 decida di interrompere la sua attività o non abbia interesse a compensare le sue cedole di credito d’imposta con le proprie tasse.

Le potrà cedere allora liberamente a terzi ad un importo di reciproca convenienza.

Se Alfa avrà usato in compensazione le quote di 3 anni (quindi 3.000 euro) il suo credito residuo vale ancora 7.000€. Lo potrà cedere alla società Beta, ad esempio, al prezzo di € 4.000. In questo modo Alfa genererà una plusvalenza, che determinerà tassazione per lo Stato.

Lo Stato quindi con la fase 1 e 2 avrà incassato il 30% dei crediti in bilancio e con la fase 3 incasserà la tassazione da plusvalenza.

RISULTATO FINALE

Abbiamo sopra visto come lo Stato in questo modo ottenga 3 risultati favorevoli, ossia:

1) incasso immediato di circa 300 miliardi di euro, pari al 30% di 1.000 miliardi.

Ciò permette anche di investire in opere micro, piccole, medie e grandi, che già da sole rimetterebbero in moto tutta l’economia.

E qui si aggancia il tema del moltiplicatore economico, che approfondiremo in seguito.

Inoltre ci sarebbero risorse per attivare la digitalizzazione e semplificazione burocratica e salvare gli Autonomi e Partite iva e le altre attività più grandi anche Statali che rischiano di chiudere per costo energia ecc.

2) incasso di ulteriori somme nella fase 3, per le plusvalenze generate dalla cessione del credito.

Altri 210 miliardi di incasso sugli importi dati dallo Stato come guadagno premiante.

Si tratta di 700 miliardi divisi in 10 anni che creeranno un gettito di circa il 30% di tassazione media nazionale, alla fine del periodo.

Lo Stato avrà incassato così 510 miliardi su 1.000 quindi circa il 51% del sul credito inesigibile ed irrecuperabile.

3) salvezza degli Autonomi e Partite Iva che – liberati dal fardello di debiti, anche energetici, che li sta uccidendo- potranno tornare ad essere produttivi e creare occupazione e sviluppo.

A questi benefici si deve aggiungere l’effetto positivo sui costi della Pubblica Amministrazione e il moltiplicatore monetario + l’acceleratore degli investimenti.

L’attività di recupero dei crediti tributari ha dei costi enormi per lo Stato in termini di contenzioso, notifiche, procedure esecutive ecc.

Questa proposta del Risanamento Equitativo permette di liberare la PA da tali incombenti e lasciarla libera di dedicarsi alla ri-modernizzazione del sistema e digitalizzazione.

IL MOLTIPLICATORE ECONOMICO e l’ACCELERATORE degli INVESTIMENTI

Secondo il modello keynesiano qualsiasi incremento nella componente autonoma dei Consumi o negli investimenti genera un incremento nel reddito nazionale cinque volte superiore all’iniziale incremento, per delle forme di reazioni a catena.

La domanda aggregata addizionale, infatti, provoca effetti a cascata nei redditi di più individui.

Si consideri che la manovra espansiva che sarà possibile con la forte iniezione di liquidità derivante dal progetto sopra indicato, aumenterà fortemente il tasso di occupazione.

Più occupati significa maggior gettito, meno spesa pubblica per forme di sostegno al reddito (Naspi, cassaintegrazione, reddito di cittadinanza ecc.).

Del resto si ritiene che lo Stato non sarà in grado ancora per molto di fare assistenzialismo, con un gettito in caduta libera.

E comunque avrebbe l’onere di coprire il credito inesistente allocato in bilancio di 1.000 miliardi.

Si segnala in ultimo che in occasione della manovra di bilancio del 2019, la maggioranza ha puntato sugli effetti del moltiplicatore del Reddito di Cittadinanza e di quota 100, per gli effetti di maggiore propensione al Consumo. Ad oggi è difficile valutare se abbiano effettivamente prodotto tale risultato. Tuttavia si reputa che l’effetto moltiplicatore sia maggiormente apprezzabile laddove si aumenti l’occupazione e la produttività, piuttosto che forme di assistenzialismo, quindi i fondi vanno investiti in Attività a fecondità ripetuta e ciò passa attraverso il lavoro alle aziende di tutte le dimensioni.

Con ciò non si vuole escludere un effetto moltiplicatore anche di forme di spesa pubblica ma certamente non risultano da sole sufficienti a fare ripartire le imprese e il Paese (soprattutto durante e dopo il Covid e con gli effetti deleteri della guerra Russia Ucraina che procura danni all’economia con le sanzioni inflitte alla Russia.

In aggiunta all’effetto moltiplicatore c’è l’ACCELERATORE degli INVESTIMENTI.

Il moltiplicatore determina un aumento del reddito mentre l’acceleratore determina un aumento degli investimenti.

In pratica, in presenza di un aumento consistente della domanda (determinato da meno disoccupazione), le imprese non riusciranno a fare fronte con lo stock di capitale esistente e saranno indotte ad effettuare nuovi investimenti (principio dell’acceleratore e dell’emulazione imprenditoriale).

Eugenio Filograna *

*Chi è Eugenio Filograna

Dal 2019 presidente del movimento culturale e politico Autonomi e Partite Iva. Il suo Progetto di Risanamento Equitativo è considerato una idea rivoluzionaria ed è oggetto di discussione in diverse sedi istituzionali europee

Eugenio Filograna, pugliese è nato a Minervino di Lecce 67 anni fa. Laureato in Economia Aziendale presso l’Università Bocconi di Milano, dove esercita l’attività di Dottore Commercialista.

È stato ricercatore di Analisi economico-finanziaria e docente di Ragioneria applicata, oltre che giornalista di Albo Speciale.

Nel 1994 ha pubblicato il libro “Tasse nei Paesi del Mondo”, edizioni Ameco e stampa Mondadori, grazie al quale è entrato in contatto con il mondo politico-legislativo.

Nel 1996 è stato eletto Senatore della Repubblica, il più giovane della Legislatura. Durante il suo mandato parlamentare ha ricoperto diversi incarichi: Segretario della Commissione Lavoro e Previdenza Sociale del Senato e membro delle Commissioni permanenti Bilancio, Lavoro e Previdenza sociale, Igiene e Sanità, oltre che di quella Territorio, Ambiente e Beni Ambientali.

È stato altresì Osservatore Esterno della Commissione dei Trenta per tutte le deleghe fiscali al Governo, membro aggiunto della Commissione Tesoro del Senato e Presidente Vicario per l’Italia della Lega dei Diritti dell’Uomo, l’organo di vigilanza dell’ONU e dell’Ue.

Relatore in aula al Senato delle Leggi 449, 1918-B e del Dpef 1999-2000; è intervenuto nel 2000 alla Commissione Giustizia dell’ONU a Ginevra, dove ha illustrato i gravi fatti di mala giustizia in Italia e per i quali ha poi costituito una Commissione di inchiesta internazionale composta da magistrati ONU. È autore altresì di numerosi Ddl durante la XIII Legislatura, per i quali si rimanda alle pubblicazioni del Senato della Repubblica italiana (sito Internet: www.senato.it). Le classifiche dei senatori più ricchi lo collocavano al terzo posto, dopo Gianni Agnelli e Vittorio Cecchi Gori.

Libero professionista, politico ma soprattutto imprenditore. Tra le sue attività imprenditoriali più importanti, le acquisizioni di G.D.A SpA (Grande Distribuzione Avanzata) e di Postalmarket SpA. Quest’ultima venne trasformata nel 1999 in portale e-commerce con un’offerta on line di 22 mila prodotti cui venne affiancata la distribuzione di 20 milioni di cataloghi cartacei ogni anno. Ben presto Postalmarket raggiunse la cifra di oltre 10 milioni di consegne, contro i 20 milioni di Poste Italiane di cui 15% di Postalmarket.

La società di vendita per corrispondenza divenne famosa anche per la prequotazione in Borsa per un valore di oltre 3 miliardi di Euro (circa 6.000 miliardi di Lire) nel 2001. Parallelamente a Postalmarket che operava nel B to C (Business to Customer), Eugenio Filograna attraverso G.D.A. era attivo nella distribuzione B to B (Business to Business) con società controllate, leader nel settore delle spedizioni nazionali e internazionali con sedi in tutti i continenti, oltre che con imprese e magazzini situati a Hong Kong e nel Far East.

Nel 2001, il volume d’affari del suo gruppo di società superava i 1200 miliardi di lire e il numero dei dipendenti era di oltre 10 mila in tutto il mondo.

Attualmente è a capo del Centro Studi Ameco, il suo studio multi professionale (avvocati, commercialisti e giuslavoristi) con sede a Milano, Londra e Miami, che opera nella consulenza in ambito legale, tributario e lavoristico, nazionale e internazionale. Lo Studio è anche editore di libri specialistici tra cui il “Manuale di Tasse nei Paesi del Mondo”, guida rapida internazionale, costantemente aggiornata sul sito www.tassenelmondo.eu.

Guida anche le società Gonfalone Immobiliare, Filograna Costruzioni, Filograna Investment USA e Workforce on Line SpA, quest’ultima operante nella somministrazione di lavoro. Nel 2012 le sue imprese contano sui libri matricola oltre 16 mila dipendenti, di cui alcune migliaia ancora attivi, e più di 1500 clienti.

Per la realizzazione del suo testo “Manuale di Tasse nei Paesi del Mondo” si avvale di una ragguardevole struttura di professionisti e di collaboratori, nonché di un cospicuo numero di corrispondenti in molti Paesi del mondo, con i quali mantiene costanti contatti di lavoro e di aggiornamento normativo e conoscitivo, sia da Milano che da Londra.

Tra le numerose iniziative politiche, si ricorda il DDL “Istituzioni della Regione Salento”. Filograna è però noto nel mondo politico per le battaglie per la flessibilità del mercato del lavoro. È suo il primo DDL “Istituzione del Lavoro interinale”, anticipatorio del “Pacchetto Treu” e della successiva “Legge Biagi”.

Dal 2019 è presidente del movimento culturale e politico Autonomi e Partite Iva. Il suo Progetto di risanamento Equitativo è un innovativo è una idea rivoluzionaria oggetto di discussione in diverse sedi istituzionali europee

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