Tuesday, May 14, 2024
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Italia alla frutta e al Barbera servono la Macedonia

Un’eliminazione che nessuno, neanche il più pessimista al mondo, poteva prevedere, ma che, tuttavia, non fa una grinza perché da che calcio è calcio se non fai gol la partita non la vinci


di Benvenuto Caminiti per il Quotidiano l’Italiano

PALERMO – L’Italia sbattuta fuori dal Mondiale di novembre nel Qatar dalla Macedonia del Nord e nel “MIO” stadio, il Renzo Barbera” di Palermo: uno schiaffo che lascerà la sua impronta per sempre nel mio cuore di tifoso, innanzi tutto rosanero, ma anche azzurro.

Un’eliminazione penosa anche più di quella di San Siro del 2016 contro la Svezia, perché  la squadra ieri scesa in campo era praticamente quella che otto mesi fa conquistò meritatamente il titolo di Campione d’Europa.

Un’eliminazione della quale si erano percepiti, chiari, netti e inequivocabili, i segnali, rivelatori  di un declino irreversibile nei due incontri con la Svizzera, passata, al posto nostro, direttamente alla fase finale del Mondiale.

Un’eliminazione che nessuno, neanche il più pessimista al mondo, poteva prevedere, ma che, tuttavia, non fa una grinza perché da che calcio è calcio se non fai gol la partita non la vinci.

E infatti ieri s’è vista una versione sbiadita, quasi impercettibile, della Nazionale che nel giugno scorso dispensò al colto e all’inclito lezioni di calcio moderno, fatto di dominio territoriale, possesso palla, accelerazioni e, soprattutto, palleggio veloce e guizzi di genio dei due esterni: da una parte Chiesa ( o Berardi), dall’altra Insigne e, finché non gli si spezzò il tendine d’Achille,  Leonardo Spinazzola.                        .

Ieri, invece, nonostante la spinta ininterrotta del tifo ruggente dei trentaquattromila del Barbera, l’Italia non è stata mai capace di liberare un uomo davanti alla porta avversaria, tant’è che l’unica vera palla-gol gliel’ha regalata Dimitrievski, il portiere ospite, con un suo erroraccio. E Berardi, pur ricevendola sul suo piede buono ( il sinistro)  gliela … ripassava così docilmente da dargli il tempo di rientrare tra i pali e bloccarla.

Insomma, un’intera partita nella quale dell’ItaliaEuropea” non era rimasta traccia alcuna, visto che con tutto quel suo rimestare di passaggi e passaggetti, di palleggio sterile e orizzontale, non produceva, come già detto, alcun pericolo per la modesta ma assai determinata Nazionale di Milevski.

Novantasei minuti di calcio (ri)masticato di una noia mortale e, tuttavia, lo splendido pubblico del Barbera neanche per un istante ha cessato di cantare gli inni della vittoria e sventolare le bandiere tricolori: una passione senza limiti, del tutto sprecata visto quello che (non) si vedeva in campo, sia sotto il profilo del gioco che della determinazione e della cattiveria agonistica.

Chiaro che la Macedonia del Nord si è limitata a difendere il fortino, senza mai neanche pensare di affacciarsi al di là della sua metà campo, avendo capito, sin dalle prime battute, che rischiare, per quanto possibile, sarebbe stato inutile, tanto con quell’andazzo, almeno ai rigori ci sarebbe arrivata.

Allexsanda Trajkovski, l’ex rosanero palermitano ha segnato un gol storico contro l’Italia

E, invece, al secondo minuto dei cinque di recupero, come a voler gridare al cielo la sua vendetta nei confronti di un pubblico che per quattro anni non fece che fischiarlo ad ogni errore, Alexsandar Traikovski (in rosanero dal 2015 al 2019, 104 partite e 16 gol), ricevuta una palla due metri al di qua dell’area di rigore azzurra, scocca un destro fulmineo, di precisione chirurgica, che s’infila nell’angolino basso della rete difesa da Donnarumma. E si porta via la sua vendetta personale  e la possibilità di giocarsi con la sua Macedonia la qualificazione martedì prossimo contro il Portogallo, vincente sulla Turchia (3-1).

Nel calcio, metafora della vita, mai nulla è scontato, neppure che la prima in classifica perda contro l’ultima. Gran parte del suo fascino irresistibile, il calcio lo deve proprio a questa sua “imprevedibilità”: nulla puoi calcolare a priori perché l’imponderabile, in nessun altro sport come nel calcio, è sempre e comunque dietro l’angolo.

Come nel 2016, quando venne letteralmente crocifisso Giampiero Ventura, C.T. di quella Nazionale, per avere, dopo oltre cinquant’anni, fallito l’accesso alla fase finale dei Mondiali, accadrà la stesso Dagli all’untore con Mancini, appena l’estate scorsa consacrato eroe per la conquista dell’Europeo?

Personalmente, mi auguro di no, non foss’altro che per quel pizzico di coerenza che deve sempre soccorrerci nelle scelte cruciali della vita. Semmai, auspico che, a cominciare da domani, chi ha in mano le sorti del calcio italiano, riveda il sistema in tutta la sua centralità e…

E, se devono cadere teste importanti, che cadano pure: per il bene e il prestigio (non solo per il ranking)  dello Sport (la esse maiuscola non è casuale) più amato non  solo in Italia ma nel mondo intero.    

Benvenuto Caminiti   

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