Tuesday, May 14, 2024
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La scomparsa di Berlusconi. Silvio non c’é più ma continua a vivere nei cuori di tutti gli italiani che lo hanno amato

L’on. Mario Tassone segretario nazionale dell’nCDU (fece parte come viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti nei Governi Berlusconi II e Berlusconi III) ha inviato il seguente messaggio: “Mi addolora profondamente la scomparsa di Silvio Berlusconi.
I sentimenti del mio cordoglio vanno alla famiglia e la mia vicinanza agli amici di Forza Italia.
E ‘il momento della riflessione e della preghiera”. All’interno il primo discorso integrale del presidente Berlusconi: “L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho
imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la
passione per la libertà.
Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in
un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato
politicamente ed economicamente fallimentare.”. All’interno l’ultimo messaggio autografo del Presidente Berlusconi inviato a Giovanni Paolo Bernini.

By L'Italiano , in Cronaca Italiana Editoriali In Evidenza Letteratura Politica Italiana Rubriche , at 12 Giugno 2023 Tag: , , , , ,

di Riccardo Colao – Direttore de il Quotidiano l’Italiano

ROMA – Ora che la notizia ufficiale si è trasformata in un’onda mediatica, una “ola” dalle dimensioni mondiali, proprio ora è il momento di evitarne la trasformazione nel solito “peana” o “coccodrillo” che dir si vuole. Prima di ogni altra riga è doveroso porgere le più sentite, vive, affettuose condoglianze personali e di tutta la redazione del quotidiano “l’Italiano” ai familiari del cavaliere Silvio Berlusconi.

Dire che con la sua scomparsa tutta l’Italia – e con lei l’Europa – hanno perso uno dei più importanti statisti presente nella vita politica, economica e finanziaria della fine del 900 ai primi decenni del terzo millennio è persino riduttivo. Silvio: una figura forse irripetibile. Silvio: un italiano vero. Silvio: con i pregi e difetti che tutti noi italiani possediamo e che probabilmente ci rendono diversi e affratellati nell’intero globo.

Qualche anno, anzi qualche tornata elettorale fa Forza Italia produsse e diffuse un ritornello sonoro a sostegno e beneficio di chi si riconosceva nel partito che, con un’intuizione formidabile, generò nel 1994, all’indomani del tornado “Tangentopoli” che aveva spazzato via la D.C., il P.S.I., il P.S.D.I., il P.R.I, il P.L.I ma non il PCI.

Le parole di quel motivetto che piacque tanto le ricordiamo pressappoco così: “C’è un grande sogno… Che vive in noi… Siamo la gente della libertà… Presidente siamo con te Menomale che Silvio c’è… Meno male che Silvio c’é

Scrivere, pensare, materializzare L’editoriale sulla scomparsa del grande statista, transitato nelle valli dell’Oriente Eterno sarebbe un compito facilissimo per i biografi e per gli estensori di quei “pezzi” giornalistici che vivono di cifre, di numeri, di statistiche. Ecco la ragione per la quale lasciamo tale compito a chi ha la facoltà di parlare di Silvio in modo asettico e distanziato.

Da imprenditore di successo a politico vincente. Da costruttore di quartieri residenziali a inventore della televisione privata in Italia, paese dove i servizi pubblici sono da decenni esclusività statale, da imprenditore a tutto campo a presidente del Consiglio dei Ministri… una vita, come un romanzo. Nessuno prima di lui nell’Italia Repubblicana aveva mai osato volare sino a queste vette.

C’é stato chi non ha perdonato a Silvio il successo che ha costellato la magica e meravigliosa esistenza. E per fargliela pagare hanno indagato, rinviandolo poi a giudizio con la complicità di un massacro mediatico che non ha avuto limite.

Lo hanno processato per un’infinità di ipotesi di reati sfociate nelle più classiche “chiacchiere e pinzillacchere” a spese dei contribuenti, con assoluzioni totali . E quando (nel 2013) incassò l’unica condanna per supposti reati finanziari – che non avrebbe mai potuto commettere in quanto responsabilità degli amministratori preposti – scontò con grande umiltà dodici mesi ai servizi sociali per poi riconquistare la riabilitazione col conseguente ritorno sulla scena politica.

Silvio Berlusconi, nonostante ci abbiano provato in tanti (i pm di partigianeria “rossa” più di altri) non è riuscito a fermarlo nessuno. Ha perso qualche battaglia ma ha vinto tutte le guerre e si congeda – piaccia o non piaccia – da autentico conquistatore.

Era persuaso che l’uomo potesse oltrepassare la soglia della vita temporale che generalmente fissa l’asticella sui “cento anni” e questo traguardo non lo ha colto … tuttavia le sue generalità non moriranno mai e resteranno per sempre scolpite nei ricordi e incise nei cuori degli italiani che hanno creduto nel messaggio che ebbe a lanciare nella giornata del 26 gennaio 1994 e che ci piace riportare al termine.

L’on. Mario Tassone segretario nazionale dell’nCDU (fece parte come viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti nei Governi Berlusconi II e Berlusconi III) che ci onora della sua prestigiosa firma ha voluto inviarci questo messaggio: “Mi addolora profondamente la scomparsa di Silvio Berlusconi.
I sentimenti del mio cordoglio vanno alla famiglia e la mia vicinanza agli amici di Forza Italia.
E ‘il momento della riflessione e della preghiera”.

Ed è con una pausa di riflessione di preghiera per Silvio Berlusconi che ci congediamo lasciando che il tempo scorra per poi poter affrontare questo vuoto che il Presidente lascia in tutti noi con maggiore serenità.

Riccardo Colao

1994, Berlusconi scende in campo e rilascia un’intervista al giovane Riccardo Colao direttore del Quotidiano il Caffé,

Silvio Berlusconi, Discorso della discesa in campo, 26 gennaio 1994

L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. Qui ho
imparato, da mio padre e dalla vita, il mio mestiere di imprenditore. Qui ho appreso la
passione per la libertà.
Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in
un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato
politicamente ed economicamente fallimentare.
Per poter compiere questa nuova scelta di vita, ho rassegnato oggi stesso le mie dimissioni da
ogni carica sociale nel gruppo che ho fondato. Rinuncio dunque al mio ruolo di editore e di
imprenditore per mettere la mia esperienza e tutto il mio impegno a disposizione di una
battaglia in cui credo con assoluta convinzione e con la più grande fermezza.
So quel che non voglio e, insieme con i molti italiani che mi hanno dato la loro fiducia in tutti
questi anni, so anche quel che voglio. E ho anche la ragionevole speranza di riuscire a
realizzarlo, in sincera e leale alleanza con tutte le forze liberali e democratiche che sentono il
dovere civile di offrire al Paese una alternativa credibile al governo delle sinistre e dei
comunisti.
La vecchia classe politica italiana è stata travolta dai fatti e superata dai tempi.
L’autoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal peso del debito pubblico e dal
sistema di finanziamento illegale dei partiti, lascia il Paese impreparato e incerto nel momento
difficile del rinnovamento e del passaggio a una nuova Repubblica. Mai come in questo
momento l’Italia, che giustamente diffida di profeti e salvatori, ha bisogno di persone con la
testa sulle spalle e di esperienza consolidata, creative ed innovative, capaci di darle una mano,
di far funzionare lo Stato.
Il movimento referendario ha condotto alla scelta popolare di un nuovo sistema di elezione del
Parlamento. Ma affinché il nuovo sistema funzioni, è indispensabile che al cartello delle sinistre
si opponga, un polo delle libertà che sia capace di attrarre a sé il meglio di un Paese pulito,
ragionevole, moderno.
Di questo polo delle libertà dovranno far parte tutte le forze che si richiamano ai principi
fondamentali delle democrazie occidentali, a partire da quel mondo cattolico che ha
generosamente contribuito all’ultimo cinquantennio della nostra storia unitaria. L’importante è
saper proporre anche ai cittadini italiani gli stessi obiettivi e gli stessi valori che hanno fin qui
consentito lo sviluppo delle libertà in tutte le grandi democrazie occidentali.
Quegli obiettivi e quei valori che invece non hanno mai trovato piena cittadinanza in nessuno
dei Paesi governati dai vecchi apparati comunisti, per quanto riverniciati e riciclati. Né si vede
come a questa regola elementare potrebbe fare eccezione proprio l’Italia. Gli orfani i e i
nostalgici del comunismo, infatti, non sono soltanto impreparati al governo del Paese. Portano
con sé anche un retaggio ideologico che stride e fa a pugni con le esigenze di una
amministrazione pubblica che voglia essere liberale in politica e liberista in economia.
Le nostre sinistre pretendono di essere cambiate. Dicono di essere diventate
liberaldemocratiche. Ma non è vero. I loro uomini sono sempre gli stessi, la loro mentalità, la
loro cultura, i loro più profondi convincimenti, i loro comportamenti sono rimasti gli stessi. Non
credono nel mercato, non credono nell’iniziativa privata, non credono nel profitto, non credono
nell’individuo. Non credono che il mondo possa migliorare attraverso l’apporto libero di tante
persone tutte diverse l’una dall’altra. Non sono cambiati. Ascoltateli parlare, guardate i loro
telegiornali pagati dallo Stato, leggete la loro stampa. Non credono più in niente. Vorrebbero
trasformare il Paese in una piazza urlante, che grida, che inveisce, che condanna.
Per questo siamo costretti a contrapporci a loro. Perché noi crediamo nell’individuo, nella
famiglia, nell’impresa, nella competizione, nello sviluppo, nell’efficienza, nel mercato libero e
nella solidarietà, figlia della giustizia e della libertà.
Se ho deciso di scendere in campo con un nuovo movimento, e se ora chiedo di scendere in
campo anche a voi, a tutti voi – ora, subito, prima che sia troppo tardi – è perché sogno, a
occhi bene aperti, una società libera, di donne e di uomini, dove non ci sia la paura, dove al
posto dell’invidia sociale e dell’odio di classe stiano la generosità, la dedizione, la solidarietà,
l’amore per il lavoro, la tolleranza e il rispetto per la vita.
Il movimento politico che vi propongo si chiama, non a caso, Forza Italia. Ciò che vogliamo
farne è una libera organizzazione di elettrici e di elettori di tipo totalmente nuovo: non
l’ennesimo partito o l’ennesima fazione che nascono per dividere, ma una forza che nasce
invece con l’obiettivo opposto; quello di unire, per dare finalmente all’Italia una maggioranza e
un governo all’altezza delle esigenze più profondamente sentite dalla gente comune.
Ciò che vogliamo offrire agli italiani è una forza politica fatta di uomini totalmente nuovi. Ciò
che vogliamo offrire alla nazione è un programma di governo fatto solo di impegni concreti e
comprensibili. Noi vogliamo rinnovare la società italiana, noi vogliamo dare sostegno e fiducia
a chi crea occupazione e benessere, noi vogliamo accettare e vincere le grandi sfide produttive
e tecnologiche dell’Europa e del mondo moderno. Noi vogliamo offrire spazio a chiunque ha
voglia di fare e di costruire il proprio futuro, al Nord come al Sud vogliamo un governo e una
maggioranza parlamentare che sappiano dare adeguata dignità al nucleo originario di ogni
società, alla famiglia, che sappiano rispettare ogni fede e che suscitino ragionevoli speranze
per chi è più debole, per chi cerca lavoro, per chi ha bisogno di cure, per chi, dopo una vita
operosa, ha diritto di vivere in serenità. Un governo e una maggioranza che portino più
attenzione e rispetto all’ambiente, che sappiano opporsi con la massima determinazione alla
criminalità, alla corruzione, alla droga. Che sappiano garantire ai cittadini più sicurezza, più
ordine e più efficienza.
La storia d’Italia è ad una svolta. Da imprenditore, da cittadino e ora da cittadino che scende in
campo, senza nessuna timidezza ma con la determinazione e la serenità che la vita mi ha
insegnato, vi dico che è possibile farla finita con una politica di chiacchiere incomprensibili, di
stupide baruffe e di politica senza mestiere. Vi dico che è possibile realizzare insieme un
grande sogno: quello di un’Italia più giusta, più generosa verso chi ha bisogno più prospera e
serena più moderna ed efficiente protagonista in Europa e nel mondo.
Vi dico che possiamo, vi dico che dobbiamo costruire insieme per noi e per i nostri figli, un
nuovo miracolo italiano.

Silvio Berlusconi

Il dott. Giovanni Paolo Bernini, ha inconsapevolmente ricevuto uno degli ultimi messaggi espressi dall’on. SIlvio Berlusconi, prima della sua scomparsa, in occasione della presentazione del volume “Colpo al Sistema” e ci ha autorizzato alla pubblicazione:

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