Monday, April 29, 2024
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Palermo. Riflessioni dopo la sconfitta col Catanzaro: se entri in campo con un difensore in più al posto di un attacante (sia pure esterno) vuol dire che pensi prima a non perderle (le partite) che a vincerle… E chi pensa così, nel calcio come nella vita, non va lontano. – Duplicate –

Le riflessioni del giorno dopo la gara. Se uno, com’è il caso del sottoscritto, è innamorato perso della sua squadra del cuore al punto da potersi tranquillamente definire “martire del tifo”, il calice della sconfitta deve berselo fino all’ultima goccia…

… E io così ho fatto ieri sera: non  mi è bastato vedere per cento minuti il Catanzaro di Vincenzo Vivarini dare lezioni di calcio al Palermo di Eugenio Corini, perché, nonostante la febbre addosso e i consigli della coppia moglie-medico di restarmene al calduccio di casa, sono voluto andare lo stesso allo Stadio perché un tifoso vero non deve mai lasciare la sua squadra. Non deve lasciarla soprattutto nel momento del bisogno.


di Benvenuto Caminiti per il Quotidiano l’Italiano

PALERMOSe uno, com’è il caso del sottoscritto, è innamorato perso della sua squadra del cuore al punto da potersi tranquillamente definire “martire del tifo”, il calice della sconfitta deve berselo fino all’ultima goccia…

… E io così ho fatto ieri sera: non  mi è bastato vedere per cento minuti il Catanzaro di Vincenzo Vivarini dare lezioni di calcio al Palermo di Eugenio Corini, perché, nonostante la febbre addosso e i consigli della coppia moglie-medico di restarmene al calduccio di casa, sono voluto andare lo stesso allo Stadio perché un tifoso vero non deve mai lasciare la sua squadra. Non deve lasciarla soprattutto nel momento del bisogno.

E così, al triplice fischio del dinoccolato, e spesso inutilmente gesticolante, Marinelli di Tivoli, invece di raccogliere penna e taccuino e filarmela via, giù per gli scaloni del ventre dello Stadio, sono rimasto seduto  o, meglio, incollato alla mia seggiola delle tribuna stampa, a guardare scene da teatro greco, con fischi laceranti, urla strozzate mentre i giocatori di casa, preceduti dall’allenatore, si raccoglievano tutti sotto la Curva Nord degli indomiti ultras e, come penitenti davanti al confessore,  a testa bassa, con eloquenti gesti impetravano (invano) l’assoluzione dai propri peccati . E così ho sentito il coro rabbioso della Nord urlare in coro : “Me-ri-tia-mo di- più…Meritiamo di più…”

… E la cosa che mi stringeva il cuore era vederli, i “miei” giocatori, fare due passi indietro, come se davanti avessero un muro per , poi, riprovare a farsi sotto e ad  alzare ancora le braccia in segno di … pietà.

Una scena straziante che, si ripeteva ancora più forte e lacerante una volta che i  giocatori, diretti finalmente verso il tunnel degli spogliatoi, si avvicinavano alla Curva Sud, storicamente la più critica e severa. Qui i fischi diventavano saette di fuoco e fiamme tant’è che i giocatori, anziché rallentare il passo in segno di saluto, lo acceleravano per sottrarsi il più presto possibile  a quel martirio.

E sottolineo: dal triplice fischio, perché tutto  lo Stadio (tranne la “gabbia”, riservata ai tifosi ospiti, ieri praticamente stracolma di oltre un migliaio di tifosi del Catanzaro) anche se non sold out come fino a due mesi fa contava oltre ventimila tifosi, che non hanno cessato un solo istante di incoraggiare la propria squadra…

… Poi, dopo il triplice fischio e l’ennesima sconfitta casalinga…

Mi scuso del lungo preambolo ma entrare nel vivo della partita, per me è come voler rimestare nella ferita che brucia ancora, a dodici ore di distanza: se c’è stata partita di calcio ieri sera degna di essere giudicata tale, il merito è praticamente tutto del Catanzaro di Vivarini, che gioca un calcio spettacolare, con pressing alto, portato fin sulle soglie dell’area piccola avversaria, soffocarne il respiro al suo primo impulso offensivo e giocare di prima, con scambi veloci… E, soprattutto, fare del non possesso la chiave di volta per trovare gli spazi liberi nei quali infilarsi. Palleggio veloce, scambi di prima, verticalizzazioni e il movimento a fisarmonica dell’intera squadra, così da passare rapidamente tutt’ insieme dalla fase difensiva a quella d‘attacco.

Davvero un bel vedere, questo Catanzaro spavaldo e sbarazzino che, pur non disponendo di giocari d’elite – tranne forse un paio, uno su tutti, Vandeputte –  gioca a memoria, ognuno sa quel è il suo compito e lo svolge a meraviglia. Insomma, organizzazione e distribuzione di ruoli e posizioni da vera squadra, coesa, non solo tatticamente ma soprattutto mentalmente.

Complimenti a Vivarini, uno che ha fatto la gavetta e che nella conferenza post gara, alla domanda se era stato colto di sorpresa dal cambio di modulo del Palermo, che dal 4-3-3 usuale, si era presentato in campo a specchio, cioè con il modulo del Catanzaro, il 3-4-3, ha risposto con lodevole  sincerità: “Sì, mi ha sorpreso; ho saputo poco prima di entrare in campo della “novità”, ma già negli spogliatoi ho effettuato i necessari cambi di posizioni e movimenti per rimediare. E – e qui gli è sfuggito un lieve ma evidente sorriso di compiacimento –  a quanto pare… abbiamo rimediato!”.

Poi, con uno sguardo panoramico che sapeva di orgoglio, ha conclusoo: “Ringrazio il pubblico del Barbera per sua sportività: raro vedere in giro per gli stadi d’Italia i tifosi che applaudono la squadra avversaria che passa in vantaggio!”.

Ma dicevo del mio “martirio” da tifoso:oltre alla partita e alla sconfitta, oltre ai fischi e ai cori rabbiosi del dopo partita, ieri son voluto anche andare in conferenza post gara, che solitamente diserto: il tutto per puro masochismo da tifoso stremato. E lì mi è toccato di bere l’ultima goccia di quel calice velenoso: la dichiarazionidi Corini, che sembra non essersi reso conto di come la situazione gli sia da un pezzo sfuggita di mano, perché da mesi, una figuraccia dopo, l’altra, ripete che : “…Sì, è vero.. però… e c’è stata la reazione, Stulac ha fatto il gol dell’1-2 e poi con Segre Fulignati ha salvato il Catanzaro… “.

Vero, ma mi chiedo: perché Stulac è rimasto in panchina fino all’80’?

E ancora: perché Buttaro e non Valente dal primo minuto?…  Per marcare a uomo Vaneputte, il tuttocampista del Catanzaro?

Le risposte sono ovvie, scontate: se entri in campo con un difensore in più al posto di un attacante (sia pure esterno) vuol dire che pensi prima a non perderle che a vincere… E chi pensa così, nel calcio come nella vita, non va lontano.

Benvenuto Caminiti

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