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SAR il Principe Amedeo Duca d’Aosta è mancato all’affetto dei familiari e a quello di tutti i veri italiani

Questa mattina SAR il Principe Amedeo, Duca d’Aosta, è mancato all’affetto della sua Reale famiglia, ma anche a quella di tutti i veri italiani. La nostra Associazione si stringe intorno a SAR la Duchessa Silvia e alle LLAARR i Principi Aimone, Bianca e Mafalda e i Principini Umberto, Amedeo e Isabella nel ricordo di quest’uomo straordinario, che ha saputo essere esempio per tutti di incrollabile amore per la Patria e devozione per gli impegni della Dinastia già durante la vita di Re Umberto II. A lutto siano le nostre reali bandiere. La Dirigenza nazionale.

By L'Italiano , in Corpo Diplomatico Cronaca Italiana Politica ed Esteri Politica Italiana , at 1 Giugno 2021 Tag: , , , , , ,

Questa mattina SAR il Principe Amedeo, Duca d’Aosta, è mancato all’affetto della sua Reale famiglia, ma anche a quella di tutti i veri italiani. La nostra Associazione si stringe intorno a SAR la Duchessa Silvia e alle LLAARR i Principi Aimone, Bianca e Mafalda e i Principini Umberto, Amedeo e Isabella nel ricordo di quest’uomo straordinario, che ha saputo essere esempio per tutti di incrollabile amore per la Patria e devozione per gli impegni della Dinastia già durante la vita di Re Umberto II. A lutto siano le nostre reali bandiere. La Dirigenza nazionale.

di Emanuele Pier Alberto Brancaccio di Montalto

(dalla redazione romana)

E’ stato il comunicato dei Monarchici Italiani. a rendere ufficiale la notizia della morte del Principe Amededo, Duca d’Aosta.

La medesima informazion si legge in un comunicato diffuso dai famigliari. 

Il Duca Amedeo d’Aosta è deceduto la notte scorsa all’ospedale San Donato di Arezzo dove era ricoverato da giovedì 27 maggio in relazione a un delicato intervento chirurgico. La morte è avvenuta per arresto cardiaco e nulla è stato possibile fare ai medici presenti.

Amedeo di Savoia-Aosta (Amedeo Umberto Giorgio Paolo Costantino Elena Fiorenzo Maria Zvonimir; Firenze, 27 settembre 1943 – Arezzo, 1° giugno 2021) è stato un membro di Casa Savoia e imprenditore italiano, conosciuto anche con i titoli di cortesia di duca d’Aosta, principe della Cisterna e di Belriguardo, marchese di Voghera e conte di Ponderano. Era figlio di Aimone di Savoia, per un breve periodo re di Croazia, che rinunciò al titolo pochi giorni dopo la nascita del figlio.

Nel 2006 Amedeo rivendicò per sé il titolo di duca di Savoia e il ruolo di Capo della Real Casa, in disputa con Vittorio Emanuele di Savoia. Come discendente del re di Spagna Amedeo I, era 41º in linea di successione al trono spagnolo.

Amedeo d’Aosta in braccio alla madre Irene

Dopo la liberazione dal campo di internamento nazista di Hirschegg, avvenuta nel maggio 1945, Amedeo visse per alcune settimane in Svizzera. Il 7 luglio 1945 Irene di Grecia col figlio rientrarono in Italia: si fermarono prima a Milano, dove Aimone vide per la prima volta il figlio, e successivamente raggiunsero Napoli, dove Amedeo incontrò la nonna paterna Elena d’Orléans.

In Italia, Irene e Amedeo si stabilirono a Fiesole, vicino a Firenze. Nel 1948 morì a Buenos Aires, dove si era trasferito dopo l’esito del referendum del 1946, colpito da un infarto Aimone di Savoia, padre di Amedeo, e quest’ultimo assunse il titolo ducale come capo della casa Savoia-Aosta. In seguito Amedeo ebbe come precettore agli studi l’ammiraglio Giulio Cerrina Feroni, studiò presso il Collegio alle Querce di Firenze e al Seaford College in Inghilterra, poi presso il Collegio Navale Morosini di Venezia. Frequentò i corsi dell’Accademia Navale di Livorno, al termine dei quali venne imbarcato con il grado di ufficiale di complemento della Marina Militare per esercitazioni nell’Atlantico e nel Mediterraneo. È laureato in scienze politiche all’università di Firenze. Rappresentò più volte Umberto II, costretto all’esilio fino alla morte, alle manifestazioni svoltesi nel territorio nazionale. Di madre greca, il 14 maggio 1962 Amedeo fu uno dei principi scelti per sostenere le corone sulla testa degli sposi durante la cerimonia ortodossa del matrimonio di Juan Carlos I di Spagna (suo cugino di secondo grado) e Doña Sofia (sua cugina prima).

Il Principe Amedeo d’Aosta Cadetto della Marina Militare

Negli anni novanta, anni di crisi della prima Repubblica, Amedeo di Savoia è stato prossimo ad accettare candidature per elezioni politiche o amministrative. Tuttavia ha sempre declinato ogni invito, preferendo mantenere una posizione super partes.[senza fonte] Nel 1992 il PSDI lo corteggiò per le elezioni politiche alla Camera dei deputati per la circoscrizione di Napoli.[5] Nel 1997 il Polo delle Libertà riuscì quasi a convincerlo a candidarsi alla guida del comune di Torino.[6] Nel giugno 1997 presenziò ad un simposio di progettazione politica, tenutosi nella città di Arezzo, nel quale si immaginava la costituzione di un movimento monarchico trasversale ai partiti[.

Amedeo d’Aosta con la prima moglie e i suoi figli

Ha vissuto l’ultimo periodo in Toscana, a Castiglion Fibocchi, dove era imprenditore agricolo (Vini Savoia-Aosta) e dove seguiva alcune società in veste di consulente, consigliere d’amministrazione e presidente. Nel 1996 è stato nominato rappresentante del comune di Palermo per la Fondazione Internazionale “Pro Herbario Mediterraneo”, e, dal 1997, ne è stato presidente.

Nel 2003 è stato nominato dal Governo Italiano presidente del comitato di gestione permanente della Riserva Naturale Statale Isola di Vivara.Nello stesso anno è stato nominato “testimonial” della Rassegna Internazionale del Cinema Nomade e di Emigrazione “Metix Film Festival”. È stato inoltre cittadino onorario di Marigliano, Pantelleria ed Abetone. Appassionato di botanica, in particolare di piante succulente, ha viaggiato in tutto il mondo, particolarmente in Africa.

Il Duca d’Aosta e Papa Luciani (1978)

La sua posizione nella linea di successione al trono dal 2006 è controversa: parte dei monarchici sostiene che Amedeo sia il Capo della Real Casa, e quindi il legittimo pretendente al trono d’Italia. Altri ritengono che la posizione di Capo della Casa spetti a Vittorio Emanuele di Savoia e che Amedeo sia terzo in linea di successione dopo Emanuele Filiberto. La controversia, nota come questione dinastica, ruota attorno alla possibilità che Vittorio Emanuele di Savoia (con ciò che ne deriva nei confronti del figlio Emanuele Filiberto) abbia perso ogni diritto al trono d’Italia, con il conseguente passaggio in capo ad Amedeo di ogni diritto dinastico. La controversia è stata oggetto di un pronunciamento ufficiale della Consulta dei Senatori del Regno.

La Consulta dei Senatori del Regno, un’associazione privata creata nel 1955, in data 7 luglio 2006, ha infatti fatto sapere ufficialmente con un comunicato che: «il capo della Casa di Savoia è il duca Amedeo di Savoia con i relativi titoli e le prerogative ad esso spettanti»

Amedeo e silvia d’Aosta

Amedeo diverrebbe così l’erede di Umberto II. Motivo ufficiale è il matrimonio di Vittorio Emanuele di Savoia con una persona di differente condizione sociale senza l’esplicita autorizzazione del sovrano nella sua veste di capo della casa (il cosiddetto regio assenso), così come stabilito dal combinato disposto dell’art. 2 delle regie patenti date il 13 settembre 1782 dal re di Sardegna Vittorio Amedeo III di Savoia, del regio decreto del 1890 sulla Real casa e dell’art. 92 del codice civile.

Da diversi commentatori – a torto o a ragione – si è ipotizzato che la decisione, o quanto meno la scelta del momento in cui renderla nota, sia stata anche una conseguenza delle recenti vicende giudiziarie che hanno coinvolto il figlio dell’ultimo Re d’Italia. È comunque da notare che tale esplicitazione non era da considerarsi giuridicamente necessaria, poiché l’esclusione dallo status di membro della Real Casa e di decadenza da qualsiasi prerogativa, titolo, grado ed onorificenza da parte di Vittorio Emanuele si sarebbe prodotta direttamente ed automaticamente ipso jure al momento stesso della celebrazione del matrimonio.

Tuttavia Amedeo, in alcuni contesti, ha in passato sostenuto con alcune dichiarazioni le tesi di Vittorio Emanuele, anche ponendosi in contrasto con la Consulta dei Senatori del Regno presieduta da Aldo Alessandro Mola.

All’indomani della morte di Umberto II, interpellato, con una dichiarazione rilasciata al Corriere della Sera, smentì un cambiamento nella successione a danno di Vittorio Emanuele:

«Per ora, a sgomberare il campo con signorile distacco, interviene il duca d’Aosta che, come sempre, smentisce rivalità: “Se ci fossero disposizioni diverse ne sarei stato informato, la legge salica prevede una successione automatica”. Ma lei non c’era alla riunione di famiglia? “Per discrezione sono sceso al piano di sotto. Non credo però ci siano notizie rilevanti”. Lei accetterebbe comunque la corona? “Siamo sempre disponibili, ma noi siamo le riserve”. È vero che esistono dei contrasti sui titoli nobiliari di Marina Doria? “Non mi sembrano cose interessanti. Oggi questi problemi non hanno più molto valore“»

In un’intervista al Corriere della Sera, nel 2002, egli dichiarava, alla domanda di Giuliano Gallo di proporsi come candidato all’ipotetico trono d’Italia: «Se il popolo italiano dovesse chiedermelo e mio cugino rinunciasse ai suoi diritti sarei pronto ad assumere anche le mie responsabilità dinastiche

Sempre nel 2002, nel suo libro-intervista curato da Fabio Torriero, Amedeo dichiarava:

«Chiariamo: il capo della Casa è mio cugino Vittorio Emanuele e dopo di lui, l’erede è suo figlio Emanuele Filiberto

Al comunicato riportato più sopra di Mola, i sostenitori di Vittorio Emanuele hanno reagito energicamente, contestando la stessa legittimità dell’organo autore del documento, che, per altro, riveste una natura essenzialmente dichiarativa, limitandosi alla mera constatazione degli effetti che già si sarebbero prodotti in capo a Vittorio Emanuele, ai sensi e per gli effetti delle disposizioni che regolano la successione dinastica in Casa Savoia e che si sono più sopra menzionate.

Aldo Alessandro Mola, presidente della Consulta dei Senatori del Regno, rispondendo alle affermazioni di Emanuele Filiberto, secondo cui tale organo non è legittimato a proclamare Amedeo d’Aosta come capo di Casa Savoia, ha dichiarato:

«La Consulta dei Senatori del Regno non è mai stata sciolta. L’associazione fu creata il 20 gennaio del 1955 da circa 160 senatori, il cui atto di volontà fu riconosciuto direttamente da re Umberto II, in una lettera del 3 febbraio dello stesso anno, in cui il sovrano non abdicatario ed esule conferì a questa istituzione il compito della conservazione e della continuazione dei valori e della memoria politica e culturale del Senato del Regno.»

Sulla vicenda, peraltro, la polemica non si è ancora placata e le due posizioni continuano a fronteggiarsi sostenendo opposte tesi. L’Annuario della Nobiltà Italiana riconosce Amedeo di Savoia-Aosta quale Capo della Real Casa d’Italia dal 1983, anno della morte di Umberto II.

Il 15 gennaio 2020 ha pubblicato sul suo sito ufficiale un comunicato stampa col quale dichiara nulla e illegittima la modifica apportata da Vittorio Emanuele alla legge di successione dinastica di Casa Savoia, con l’abolizione della legge salica

Nel settembre 2006, Vittorio Emanuele e suo figlio Emanuele Filiberto di Savoia depositarono all’ufficio brevetti dell’Unione europea la richiesta di registrazione dello stemma di “principe ereditario d’Italia” come logo aziendale, insieme ad altri simboli del patrimonio araldico di Casa Savoia. L’azione è volta ad impedirne l’uso ad Amedeo e Aimone di Savoia, cui fu ingiunto di utilizzare il cognome per esteso, ovvero “Savoia-Aosta”.

Nella primavera del 2008 Vittorio Emanuele e suo figlio Emanuele Filiberto citarono in giudizio Amedeo ed Aimone per il fatto che si firmavano col solo cognome di Savoia e non di Savoia-Aosta, configurando l’ipotesi di uso illecito di cognome.

Nel febbraio 2010 il tribunale di Arezzo condannò Amedeo e Aimone di Savoia per l’uso del cognome “di Savoia” e al pagamento del risarcimento dei danni arrecati pari a un totale di 200 000 euro.[ Ciononostante, Amedeo, che fin dalla nascita ha usato liberamente il cognome “di Savoia” o “di Savoia-Aosta”, ha presentato ricorso in appello vincendolo nel gennaio del 2018.

Il 15 settembre 2010 la sentenza e la condanna sono state sospese, permettendo ad Amedeo e a suo figlio Aimone di utilizzare il solo cognome “di Savoia”. I tribunali della Repubblica italiana non sono invece competenti a dirimere la questione dinastica. All’inizio del 2006, Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice, sorelle di Vittorio Emanuele, per rendere palese l’accusa che rivolgevano al fratello, ovvero di non essere più capo di Casa Savoia, presentarono le proprie dimissioni dall’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.

La Direzione e la Redazione de l’Italiano si associano al lutto che ha colpito la famiglia dei Monarchici d’Italia. 

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