Vittorio Sgarbi ha ragione: “Il Tesoro di San Casciano non è paragonabile ai Bronzi di Riace”
“Le statue di San Casciano sono di qualità media. I bronzi di Riace sono tra le opere più alte espresse dalla civiltà antica, mentre quelli di San Casciano sono di produzione e di qualità media e di interesse culturale. Stabiliscono un nesso tra gli etruschi e i romani”. Non faccio fatica a dire che non c’è possibilità di paragonare le due scoperte – ha dichiarato il sottosegretario alla Cultura – il primato dei bronzi di Riace è nella loro stessa natura estetica”. Così, grazie alle fesserie ribadite in tv si offrono versioni false e improbabili di qualsiasi tipo di cultura
di Riccardo Colao – Editoriale del direttore del Quotidiano l’Italiano
ROMA – Ormai non ci si meraviglia più di nulla. L’ignoranza e la pretesa di saperne più degli altri dilaga a tutti i livelli. Qualche esempio: il “collega” gionalista della Rai che legge “ics mas” anziché “Decima (X) Mas“, quelli che: “Memento Audere Semper” è un motto fascista” mentre lo lanciò il “Vate”, alias Gabriele d’Annunzio” durante la Prima Guerra Mondiale, quelli come Cazzullo che firmano una “biografia” di Mussolini, strillando di aver scoperto fatti e fattarelli arcinoti a chiunque abbia dedicato un po’ del suo tempo alla conoscenza della vita del Duce, e che chiunque può apprendere con una scorribanda su Wikipedia… Per poi parlare di un gruppetto di noti “opinionisti” (quasi sempre gli stessi) che dalla mattina al pomeriggio e dal pomeriggio alla sera svernano sulle reti nazionali sviolinando “chiacchiere e pinzillacchere” come fossero oro colato… insieme agli esperti di “Ballando con le stelle” che sostanzialmente provocano pandemie di orchite.
Poi arriva, anzi esplode da ogni telegiornale la notizia del ritrovamento di un “tesoro” in quel di Casciano dove sembrerebbe che sia venuto alla luce qualcosa di paragonabile al ritrovamento dei “Bronzi di Riace” …
E a questo punto è troppo… poiché persino il vice-Renzi, tal Nardella primo cittadino fiorentino, tenta di accaparrarsi meriti espositivi per i reperti archeologici venuti alla luce. E allora ascoltiamo le parole di qualcuno che di arte, di archeologia, di cultura se ne intende (lui sì). Vittorio Sgarbi entra nel discorso senza mezzi termini e con modi piuttosto decisi:
“Le statue di San Casciano sono di qualità media. I bronzi di Riace sono tra le opere più alte espresse dalla civiltà antica, mentre quelli di San Casciano sono di produzione e di qualità media e di interesse culturale. Stabiliscono un nesso tra gli etruschi e i romani”. Non faccio fatica a dire che non c’è possibilità di paragonare le due scoperte – ha dichiarato il sottosegretario alla Cultura – il primato dei bronzi di Riace è nella loro stessa natura estetica”.
Come tutti gli allocchi che si rispettino, molti degli “amplificatori” di notizie hanno prodotto a loro volta eco di risonanza. Tra i più accaniti il citato Dario Nardella che ha proposto di ospitare il “pescato” nell’Opificio forte di una tradizione a livello nazionale e internazionale.
Vittorio Sgarbi – nominato sottosegretario alla Cultura – lo ha gelato: “Quello del sindaco Nardella credo sia un auspicio ci sarà un momento in cui le statue dovranno essere spostate per un lavoro più approfondito. Intanto potrebbero anche andare a Roma all’Istituto Centrale per il Restauro oppure all’Opificio delle Pietre Dure. In ogni caso sarà il Ministero a decidere dove verranno restaurate”.
Sarebbe bellissimo se in un epoca come quella che stiamo vivendo, dove come scriveva Umberto Eco “I social network sono un fenomeno positivo ma danno diritto di parola anche a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Ora questi imbecilli hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”, tanti presuntuosi che godono del privilegio di apparire nelle trasmissioni televisive, persino ove i concorrenti ai quiz a premi sono più ignoranti di chi li elabora, si persuadessero che non migliorano la propria immagine veicolandosi da un programma all’altro per (vedi Cazzullo) ripetere quelle tre o quattro cose a memoria al fine di promuovere un libro (come Il Capobanda) che non aggiunge una sola riga di storia in più rispetto a quanto già scritto da autorevoli storici e ben più accorti ricercatori..
Il rischio è quello poi di persuadere gli ascoltatori meno attenti che a San Casciano c’é stato un ritrovamento così importante da ritenerlo pari a quello di Riace!
Riccardo Colao
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