Saturday, May 18, 2024
Quotidiano Nazionale Indipendente


978 COMUNI AL VOTO, UNCEM: TANTE LISTE UNICHE NEI COMUNI MA ANCHE TROPPE LISTE FARLOCCHE NEI PICCOLI ENTI. SERVE PROVVEDIMENTO NORMATIVO

“apprezzo il lavoro che la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati sta facendo per intervenire per evitare queste situazioni, inserendo un numero minimo di firme da raccogliere nei Comuni di mille abitanti. Dieci, quindici, venti firme nei piccoli Comuni, per presentare una lista, come ha proposto il Senatore Augussori. Sono personalmente d’accordo. Una necessità che non inficerebbe di certo le ‘candidature territoriali’, le agevolerebbe, mettendo invece fuori gioco le liste farlocche ‘in batteria’, con simbolo e programma identico in cinque, dieci, venti Comuni di un territorio. Liste e situazioni delle quali, nei territori, facciamo volentieri a meno


di Gianfranco Simmaco per il Quotidiano l’Italiano

ROMA – Aumentano i Comuni italiani al voto nel fine settimana con una sola lista candidata: 30 in Piemonte, 27 in Sardegna, 18 in Lombardia, 17 in Veneto, 10 in Calabria, 7 in Campania, 3 nel Lazio, 2 in Liguria, 2 nelle Marche, 2 in Abruzzo, 2 in Basilicata, 1 in Emilia-Romagna, in Puglia, Molise, Umbria. Una situazione che si è “consolidata” negli ultimi anni, nelle ultime tornate amministrative. Sono in crescita le “liste uniche” nei 978 Comuni chiamati domenica a rinnovare Sindaco e Consiglio comunale. Una situazione che ha molteplici concause, di complessa analisi, compresa la necessità di una revisione del sistema delle Autonomie locali con una celere revisione del TUEL: serve un ripensamento importante dell’assetto istituzionale dello Stato, anche attraverso un “Sinodo dei Comuni” urgente, secondo Uncem, per il Paese degli 8mila campanili. Che devono sempre di più essere chiamati a lavorare insieme. Nessuno si salva da solo. Manco un Sindaco con il suo Consiglio comunale. Il numero in aumento di liste uniche richiede analisi, riflessione, azione legislativa. L’impegno del Sindaco è gravoso, pieno di responsabilità, e trovare persone disposte a mettersi in gioco, nei piccoli Comuni e nei centri di medie dimensioni, è evidentemente più complesso del passato. “Sono lontane le stagioni nelle quali i partiti vivi e una fiducia collettiva forte nella Politica e nelle Istituzioni – commenta il Presidente Uncem Marco Bussone – generavano maggiori passione, mobilitazione, impegno. La situazione oggi è molto complessa. Nessuna condanna per le liste uniche, ci mancherebbe. Nessun giudizio, ma analisi”. Le liste uniche candidate, per effetto di recenti norme, per essere elette dovranno riportare un numero di voti validi non inferiore al 50% dei votanti e il numero dei votanti non deve essere inferiore al 40% degli elettori iscritti nelle liste elettorali del Comune. Qualora non siano raggiunte tali percentuali, l’elezione è nulla. Per la determinazione del numero degli elettori iscritti nelle liste elettorali del Comune non si tiene (finalmente) conto – anche per effetto della mobilitazione di Uncem negli ultimi anni – degli elettori iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE) che non esercitano il diritto di voto. 

“Ma vi è un secondo problema, non collegato al primo, nelle elezioni nei Comuni con meno di mille abitanti – sottolinea il Presidente Uncem – ovvero la presenza di ‘liste farlocche‘. Non essendoci nei piccoli Enti obbligo di raccogliere firme per presentare lista di candidati Sindaco e Consigliere, arrivano da ogni dove liste farlocche, nate per prendere qualche Consigliere, volute da partiti politici, da ideologie che si trasformano in liste, da chi vuole portare a casa qualche ora di permesso per il mandato elettivo o esercitare una funzione che ha poco a che fare con la democrazia, essendo molte di queste liste completamente avulse dalle comunità e senza alcun legame con i territori. Situazioni poco positive per chi invece si candida per mettersi a disposizione della propria comunità perché vive il Comune. Ecco che apprezzo il lavoro che la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati sta facendo per intervenire per evitare queste situazioni, inserendo un numero minimo di firme da raccogliere nei Comuni di mille abitanti. Dieci, quindici, venti firme nei piccoli Comuni, per presentare una lista, come ha proposto il Senatore Augussori. Sono personalmente d’accordo. Una necessità che non inficerebbe di certo le ‘candidature territoriali’, le agevolerebbe, mettendo invece fuori gioco le liste farlocche ‘in batteria’, con simbolo e programma identico in cinque, dieci, venti Comuni di un territorio. Liste e situazioni delle quali, nei territori, facciamo volentieri a meno”.

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