Monday, April 29, 2024
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Calcio – Serie B. Il Palermo, brutto, sporco e cattivo però da Ascoli torna vincente e marcia a passo di carica in alta classifica

L’incontro  sembrava volgere al suo triste destino di partita a reti inviolate, quando al 93’ Corini effettuava gli ultimi due cambi e , tra questi c’era lui, Soleri, l’uomo che subentra e, se non segna di persona, nel gol, comunque, ci mette lo zampino. Sei minuti sei di recupero, un extra time eccessivo, con un Dionisi che sembrava fischiare solo i falli dei rosanero, lasciando passare quelli dei padroni di casa. Che tuttavia avevano sprecato tutte le cartucce e in canna non gli restava più niente, se non sperare in un colpaccio. Che, invece, arrideva al 92’ al Palermo: corner di Di Mariano, mischia in area, Soleri che con la sola massa corporea sposta gli avversari a due a due e palla che, tra mille gambe, finisce sui piedi di Mancuso, che con una zampata la mette dentro da due metri.


di Benvenuto Caminiti per il Quotidiano l’Italiano

ASCOLI – Corini, alla vigilia, lo aveva detto: “Ad Ascoli, per una volta saremo brutti sporchi e cattivi e mi sta bene, ma solo se portiamo a casa i tre punti!” .

Si vede che se lo sentiva che al “Del Duca” sarebbe stata una partita difficile, sporca, da sette camicie e tutt’e sette sudate, e così è stato: l’Ascoli si è dannato per i quasi cento minuti ch’è durato l’incontro, ha cinto d’assedio l’area di rigore rosanero ma, stringi stringi, Pigliacelli non ha dovuto effettuare neanche una parata degna di tal nome. Solo ordinaria amministrazione e, talvolta, nemmeno quella, perché il gioco si è quasi sempre aggrovigliato in un ginepraio di  tibie peroni e caviglie bianco-rosanero (i colori mischiati di entrambe le squadre) impegnatissimi a non mollare un centimetro d’erba pur di sventare pericolose incursioni avversarie.

Insomma, una partita che per puro spirito “umanitario” non vogliamo definire una partitaccia: le due squadre si sono affrontate a muso duro ma senza (quasi) mai trovare lo spazio libero per vedere (almeno vedere) la luce di un possibile gol. E se l’Ascoli ha tenuto di più il pallino del gioco, si è trattato di un possesso sterile e per niente spettacolare. Infatti, gli unici brividi (freddi o caldi, secondo chi li percepiva) li ha creati il Palermo: la prima volta al 15’ del primo tempo, quando  l’arrembante Aurelio di testa ha impegnato in un plastico volo Viviano, uno dei cinque ex tra campo e panchina oggi nell’Ascoli.

La seconda, venti minuti dopo: ennesima incursione di Aurelio e palla radente al centro per Di Francesco, che l’arpiona, la difende , mentre si gira per scoccare il tiro, viene tirato giù da un’entrata da tergo di Bayeye. L’arbitro, senza esitazioni, punta l’indice sul dischetto. Gesto che subito si scatena la protesta generale dei bianconeri, mentre in panchina Viali si agita come una tarantola. Varca di un  paio di metri l’area tecnica e poi entra in campo, come volesse dirglieme quattro a Dionisi (l’arbitro, un tipino piccolo e nevratile, che corre più della palla e dei giocatori). Viali fa ampi e inequivocabili gesti col dito puntato, dapprima sulla fronte (“Ma che sei matto a dare questo rigore?”) e che poi sventola a destra e a manca come a dire: ”No, questo non è rigore!”.

Insomma, il piccolo Dionisi, che di per sé non dà mai l’idea della fermezza, qualunque sia la decisione da prendere, comincia ad avere qualche dubbio… E quando viene richiamato dal Var, corre a verificare sul monitor e… scopre che Di Francesco è caduto per colpa di… Newton o di Galielo Galieli, insomma a causa della forza di gravità, senza che Bayeye con quel piedone in scivolata da dietro l’abbia neanche sfiorato.

Tutto qui, il primo tempo: afffannosi  attacchi dell’Ascoli e sapiente difesa del Palermo, che riparte appena può in contropiede. E sì perché il Palermo di oggi non è più quello di ieri che balbettava in difesa e beccava gol stupidi: ora c’è Lucioni, il nostromo della barca rosanero, che pilota il  reparto con saggezza e fermezza, ogni suo intervento è tanto semplice quanto risoluitivo e tutta la dfifesa riemerge sempre “illesa” anche dalle situazioni di gioco più ingarbugliate. E, soprattutto, Pigliacelli ringrazia perché .. si guarda la partita, che pur brutta che sia, è pur sempre aggratis.

Con  le premesse create nel primo tempo (paratona di Viviano e rigore, prima dato e poi negato), si pensava, almeno noi che trepidiamo per I colori rosanero, che il Palermo nella ripresa, avanzando di una ventina di metri il baricentro, avrebbe chiuso i conti. Invece è stato l’Ascoli a partire a spron battuto, chiudendo i rosa nella loro area piccola: niente di trascendentale ma più lavoro per Lucioni & Co. e, malgrado tanto tramestio dalle sue parti, nessuna parata di Piigliacelli. Ma si vedeva che l’Ascoli vole va rischiare il tutto per tutto, come non aveva fatto nel primo tempo e al 10’ della ripresa mette dentro l’ex più prestigioso , cioè Nestorovski, uno che a Palermo ha lasciato un buon ricordo e che tuttora, specie in serie B, può dir la sua, e dirla forte e chiara, Non nascondo che averlo tra i piedi mi abbia messo in agitazione, ma così non è stato per il nostromo, che ha proseguito sui soliti binari della sua sicurezza e di quella che trasmette all’intera squadra. La furia dell’Ascoli è rimasta nelle intenzioni perché di fatto non si è mai tramutata in azioni, non dico da gol, ma almeno pericolose. Solo che il Palermo sembrava accontentarsi come fosse ancora invischiato nelle pastoie della passata stagione, quando spesso giocava di fino, e di brutto subiva gol ( e sconfitte) amarissimi. Stavolta, Corini non ha avuto esitazioni, e al 20’ ne cambiava tre: chiaro messaggio alla squadra che quel tran tran non gli piaceva; insomma, che la partita il Palermo doveva almeno provare di vincerla. Entravano Mancuso per un ottimo Di Francesco, Lund per Aurelio, che era ammonito e quindi a rischio e, infine, Gomes per uno spento Henderson, e  il Palermo  si riaffacciava, ma ancora con troppa… cautela, nella metà campo bianconera:  il risultato non era quello sperato da Corini ma almeno serviva a spegnere gli ardenti spiriti dell’Ascoli, costringendolo ad arretrare il suo raggio d’azione.

L’incontro  sembrava volgere al suo triste destino di partita a reti inviolate, quando alll’83’ Corini effettuava gli ultimi due cambi e, tra questi c’era lui, Soleri, l’uomo che subentra e, se non segna di persona, nel gol, comunque, ci mette lo zampino. Sei minuti sei di recupero, un extra time eccessivo, con un Dionisi che sembrava fischiare solo i falli dei rosanero, lasciando passare quelli dei padroni di casa. Che tuttavia avevano sprecato tutte le cartucce e in canna non gli restava più niente, se non sperare in un colpaccio. Che, invece, arrideva al 92’ al Palermo: corner di Di Mariano, mischia in area, Soleri che con la sola massa corporea sposta gli avversari a due a due e palla che, tra mille gambe, finisce sui piedi di Mancuso, che con una zampata la mette dentro da due metri.  

È il gol della vittoria del Palermo, la terza di fila. Una vittoria brutta sporca e cattiva, come se l’immaginava Corini, alla vigilia. E mi vien da pensare che, se il Palermo, pur non giocando bene, non rischia nulla, anzi la partita la vince con una zampata su angolo, vuol dire che, per rived er le stelle, questo è l’anno buono .

E che la serie A, già alla quinta di campionato, gli strizza l’occhio.

Benvenuto Caminiti

Leonardo Mancuso, l’autore del gol vincente

TABELLINO di ASCOLI – PALERMO

ASCOLI (4-3-2-1): Viviano; Bayeye, Quaranta, Bellusci, Giovane; Gnahorè (93′ Millico), Di Tacchio (73′ Masini), Milanese (73′ Falzerano); Rodriguez (56′ Nestorovski), Manzari (56′ Caligara); Mendes. A disp.: Barosi, Bolletta, Botteghin, Haveri, Kraja, Falasco, D’U­ffizi. All. Viali.

PALERMO (4-3-3): Pigliacelli; Mateju, Lucioni, Ceccaroni, Aurelio (65′ Lund); Henderson (65′ Gomes), Stulac, Segre (83′ Coulibaly); Di Mariano, Brunori (83′ Soleri), Di Francesco (65′ Mancuso). A disp.: Desplanches, Nespola, Marconi, Nedelcearu, Graves, Vasic, Valente. All. Corini.

ARBITRO: Dionisi de L’Aquila (D’Ascanio-Ceolin).

MARCATORI: 92′ Mancuso

NOTE: Ammoniti: Aurelio, Coulibaly (P)

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