Monday, May 13, 2024
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Piercamillo Davigo, ex pm del pool Mani Pulite si becca in primo grado una condanna a 1 anno e 3 mesi per “rivelazione di segreto di ufficio” presso il tribunale di Brescia

Pier Camillo Davigo ha lasciato il palazzo di Giustizia di Brescia senza concedere dichiarazioni ai giornalisti presenti. Lui così loquace quando si trattava di esibirsi davanti alle telecamere di tv pubbliche e private ha preferito tacere e scomparire in attesa dell’appello fase durante la quale spera di poter dimostrare la sua estraneità alla vicenda. Quindici mesi di galera non sono pochi ed è chiaro che Davigo non ne sconterà nemmeno uno mentre nulla potrà restituire alla sua aurea di giustiziere w al suo sorriso sornione l’aria di chi, trovandosi dall’altra parte della barricata, poteva accusare senza per questo temere alcunché.


di Gianfranco Simmaco per il Quotidiano l’Italiano

BRESCIA – Chissà cosa gli è frullato nella mente all’ex pm del pool Mani Pulite, Piercamillo Davigo, che è stato condannato in primo grado a 1 anno e 3 mesi dal Tribunale di Brescia, quando i suoi ex colleghi hanno letto la sentenza. Lui, Il 72enne Davigo, una star con Di Pietro, Borrelli e D’Ambrosio, era accusato di aver infranto la legge sullai rivelazione del segreto d’ufficio in merito ai verbali di Piero Amara su una presunta Loggia Ungheria

La pesante accusa rivolta a Piercamillo Davigo

Nel luglio 2021 Piercamillo Davigo, ex consigliere del Csm, era finito sotto le indagini  dalla Procura della Repubblica di Brescia per il reato di rivelazione di segreto d’ufficio. Secondo l’accusa, nel 2020 ricevette dal pm milanese Paolo Storari (assolto dallo stesso capo d’imputazione lo scorso novembre) dei verbali segreti resi dall’ex legale esterno di Eni, Piero Amara, alla Procura di Milano I verbali, trattanti un’asserita presunta associazione segreta, denominata “Loggia Ungheria”, che avrebbe coinvolto personaggi delle istituzioni e delle forze armate (oltre che due componenti del Csm in carica in quel momento), erano coperti dal segreto investigativo, e sarebbero poi stati rivelati e fatti circolare a diverse persone.

La vicenda era emersa dopo che al Csm il consigliere Nino Di Matteo aveva reso pubblico il fatto di essere stato destinatario di verbali anonimi di Amara. Successivamente era risultato che analoghi verbali anonimi erano stati inviati nell’ottobre 2020 al giornalista del Fatto Quotidiano, Antonio Massari (che aveva avvisato i pm milanesi Pedio e Storari), e nel febbraio 2021 alla giornalista di Repubblica Liliana Milella, che aveva a sua volta avvisato il procuratore perugino Cantone. Da questi giri di atti che avrebbero dovuto restare criptati era stata avviata un’indagine tra Perugia e la Capitale sfociata nelle accuse a carico dell’ex pm Davigo ed altri personaggi.

Il processo a Davigo si è svolto a Brescia per competenza territoriale, essendo il Csm situato nella circoscrizione della Corte d’appello di Milano. La procura aveva chiesto una condanna a un anno e quattro mesi con la sospensione condizionale della pena. Il tribunale di Brescia, pur riconoscendo le attenuanti generiche all’imputato, ha condannato Piercamillo Davigo a un anno e tre mesi per rivelazione di segreto d’ufficio, oltre a richiedere un risarcimento quantizzato in 20mila euro devolvibile al consigliere del Csm Sebastiano Ardita, parte civile nel processo.

A conti fatti in molti hanno potuto ritenere che d’ora in poi non esisteranno “Intoccabili” nelle aule di Giustizia dove la Legge deve essere uguale per tutti. Siano essi cittadini qualunque o farabutti.

Pier Camillo Davigo ha lasciato il palazzo di Giustizia di Brescia senza concedere dichiarazioni ai giornalisti presenti. Lui così loquace quando si trattava di esibirsi davanti alle telecamere di tv pubbliche e private ha preferito tacere e scomparire in attesa dell’appello fase durante la quale spera di poter dimostrare la sua estraneità alla vicenda. Quindici mesi di galera non sono pochi ed è chiaro che Davigo non ne sconterà nemmeno uno mentre nulla potrà restituire alla sua aurea di giustiziere w al suo sorriso sornione l’aria di chi, trovandosi dall’altra parte della barricata, poteva accusare senza per questo temere alcunché.

Pier Camillo Davigo. Il Tribunale di Brescia lo ha ritenuto colpevole di rivelazione di segreti d’ufficio e gli ha appioppato quindici mesi di galera. Ma è solo il primo grado e sino alla sentenza della Cassazione risulta sempre innocente
Il dispositivo della condanna inflitta a Pier Camillo Davigo

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