Thursday, May 16, 2024
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Critica Teatrale a cura di Mary Maria Mazza: “A Christmas Carol”: L’incantevole e Magico Musical di Natale in scena dal 10 al 11 dicembre 2022 all’Auditorium di Roma – Emilio Solfrizzi in “Il malato immaginario” al teatro Quirino

Due fantastici spettacoli a Roma per un dicembre da vivere a Teatro in grande stile


di Mary Maria Mazza per il Quotidiano l’Italiano

ROMA – .

La Compagnia Bit, dopo il successo delle precedenti tournée con oltre 70.000 spettatori raggiunti, presenta il quinto tour di A Christmas Carol Musical opera originale, mantenendo ben saldo l’obiettivo di valorizzare  il musical come prodotto di alto livello italiano. Tantissime le tappe in calendario da nord a sud Italia. Si parte dal Teatro Politeama Greco di Lecce il 29 novembre, dopo diverse date in Puglia si prosegue a dicembre a Napoli, Padova, Brescia, Roma, Milano, Genova, Torino, Bologna, accompagnando il pubblico in tutto il periodo di festività natalizie.

​Il più famoso romanzo di Natale  di Charles Dickens, adattato per il teatro

musicale da Melina Pellicano (autrice e regista) con le musiche di Stefano Lori e Marco Caselle, è pronto a far sognare adulti e bambini.         

Sul palco un cast artistico di oltre 20 elementi, effetti speciali curati da Alessandro Marrazzo, musiche originali, 150 costumi ed imponenti scenografie. Melina Pellicano, regista e autrice del libretto

nell’adattamento al musical ha voluto essere il più fedele possibile al romanzo perché la scrittura di Dickens si mostra già di per sé molto teatrale. Il vecchio Ebenezer Scrooge, dopo la morte del suo socio d’affari Jacob Marley, continua a condurre il suo banco d’affari con cinica avarizia rifuggendo da ogni rapporto umano e affamando il suo sfortunato impiegato Bob Cratchit. Scrooge odia il Natale e nemmeno l’invito a cena di suo nipote riesce a fargli cambiare idea. La notte della vigilia riceve la visita del fantasma del suo defunto socio Jacob Marley che gli annuncia la visita di tre spiriti. Lo spirito dei Natali passati gli mostra gli errori

della sua vita passata, lo spirito del Natale presente gli fa vedere la felicità che il Natale genera, mentre lo spirito dei Natali futuri gli mostra il suo orrendo destino qualora non modificasse la vita che ora conduce. Dopo la visita degli spiriti Scrooge si risveglia la mattina di Natale profondamente

cambiato nell’anima, aprirà finalmente i suoi occhi a sentimenti di generosità e amore. D’ora in poi non mancherà mai di festeggiare il Natale e non perderà nessuna occasione per fare del bene. Scrooge compie una trasformazione, un cambiamento importante la notte della vigilia di Natale.

Il Natale può essere un’occasione in cui potersi fermare a riflettere, un momento per porsi in maniera propositiva verso il cambiamento. Diventa un’occasione per un coraggioso atto di trasformazione, che

ognuno di noi vorrebbe fare, ma che spesso dimentica.

NOTE DI REGIA

La solitudine di Scrooge e la sua ricchezza economica sono in contrapposizione con la serenità della famiglia e la modesta situazione sociale degli altri personaggi. La ricchezza d’animo e il coraggio di far fronte ad una situazione poco agiata sono la vera ricchezza.

È un concetto vecchio, ma assolutamente attuale.

C’è qualche differenza nella vicenda e nei personaggi – dichiara la regista – ma sempre nel rispetto del racconto originale e nello spirito di Dickens. Questo è stato voluto ed è un piccolo modo personale per

rendere omaggio allo scrittore. Ho scelto di aprire lo spettacolo con il monologo e la canzone del piccolo Tim (il figlio piccolo di Bob

Cratchit, impiegato di Scrooge), per affidare ad un bambino il compito di spiegare “come stanno veramente le cose”, per spiegare al pubblico il punto di vista di un bambino che guarda al mondo con

occhi limpidi e senza giudizio. Tiny Tim racconta infatti che Scrooge “non è capace di sorridere ed è sempre in collera con chiunque gli rivolga la parola”, ma che in realtà “è soltanto solo” e nessuno dovrebbe rimanere solo a Natale.

Il malato immaginario ha più paura di vivere che di morire e il suo rifugiarsi nella malattia  non è nient’altro che una fuga dai problemi.

Va in scena dal 6 al 11 di dicembre al teatro Quirino di Roma lo spettacolo  “il malato immaginario”, un intreccio tra comicità e il teatro dell’assurdo.

Il teatro come finzione, come strumento per dissimulare la realtà, fa il paio con l’idea di Argante di servirsi della malattia per non affrontare “i dardi dell’atroce fortuna”. Il malato immaginario ha più paura di vivere che di morire, e il suo rifugiarsi nella malattia non è nient’altro che una fuga dai problemi, dalle prove che un’esistenza ti mette davanti.

La tradizione, commettendo forse una forzatura, ha accomunato la malattia con la vecchiaia, identificando di conseguenza il ruolo del malato con un attore anziano o addirittura vecchio, ma Moliere lo scrive per sé stesso quindi per un uomo sui 50 anni, proprio per queste ragioni un grande attore dell’età di Emilio Solfrizzi potrà restituire al testo un aspetto importantissimo e certe volte dimenticato. Il rifiuto della propria

esistenza. La comicità di cui è intriso il capolavoro di Moliere viene così esaltata dall’esplosione di vita che si fa tutt’intorno ad Argante e la sua continua fuga attraverso rimedi e cure di medici improbabili crea situazioni esilaranti. Una comicità che si avvicina al teatro dell’assurdo, Moliere, come tutti i giganti, con geniale intuizione anticipa modalità drammaturgiche che solo nel‘900 vedranno la luce.

Si ride, tanto, ma come sempre l’uomo ride del dramma altrui.

                                                                            Mary Maria Mazza

Testatina rossa

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