Monday, April 29, 2024
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Rinascita Scott – Due pesi e due misure. Callipo (18 anni richiesti dall’accusa) assolto. Pittelli (17 invocati dai piemme) riceve lo “sconto” e la condanna a “soli” 11 anni. Da oggi i penalisti, difensori dei malavitosi avranno un problema in più: il pericolo d’essere considerati “complici” dei loro assistiti

Può fessere ritenuto complice del peccatore il Prete che – ricevendo le confessioni della “pecorella smarrita” dopo l’assoluzione dai peccati (persino quelli mortali) – non si precipiti, non corra, a gambe levate in Procura a denunciare quanto venuto a conoscenza?

Il nostro parere è che la condanna di Giancarlo Pittelli, uomo libero e di buoni costumi, sia derivata da un’assurda teoria che deve essere smascherata e ribaltata. Un teorema sfociato in sentenza dai due pesi e dalle due misure. L’esito del verdetto ha riconosciuto l’innocenza dell’ex sindaco di Pizzo ed ex presidente di Anci Calabria Gianluca Callipo (per cui la Dda di Catanzaro – la stessa che accusa Pittelli – aveva chiesto la condanna a 18 anni di reclusione, uno in più per l’ex senatore) mentre al penalista, al massimo è stato “concesso” (bontà loro) lo sconto di pena.

By L'Italiano , in Cronaca Italiana Economia Editoriali In Evidenza Politica Italiana , at 20 Novembre 2023 Tag: , , , ,

L’editoriale di Riccardo Colao – (Direttore del Quotidiano l’Italiano)

ROMALa notizia nuda e cruda è di per sé sconvolgente e magari “prevedibile” ma comunque inattesa: 11 anni di galera all’ex senatore e avvocato Giancarlo Pittelli coinvolto in un processone dove, tra assoluzioni e condanne, i limiti della verità non sono mai andati oltre alle teorie dei sospetti; roba da giustizia medioevale o peggio inquisitoria e del Papa Re.

La viva voce della dottoressa Brigida Cavasino, presidentessa del collegio giudicante, ha declamato l’entità della pena riservata all’ex parlamentare Pittelli, e quindi le altre condanne e assoluzioni di tanti illustri indagati e di altri meno illustri personaggi che, a torto o a ragione, sono finiti nel tritacarne del processo penale.

Rinascita Scott, secondo il suo ideatore avrebbe dovuto risultare ancor più importante di quello istruito per la mafia corleonese da Falcone e Borsellino. A noi non è mai sembrato che potesse minimamente essere paragonabile a quell’evento e inoltre ci ha indotto a porgere una prima domanda, sperando magari di ricevere risposta da chi indossa la toga d’avvocato.

Come faranno, da oggi in poi, i penalisti, i procuratori legali, difensori (per incarico professionale) dei malavitosi a sentirsi sicuri – prima di annoverare il cliente nell’iter proceesuale – di non essere additati “complici” dei loro assistiti?

Che scopo e che senso ha garantire ai “malviventi conclamati, ai pregiudicati o considerati delinquenti abituali” (rei confessi o meno) la chance difensiva nel procedimento a carico, se poi lo stesso difensore viene trasformato in complice?

Perché nonostante la sentenza che dovrebbe pesare – come un macigno – sul malcapitato Pittelli per almeno otto anni (visto che tre li ha già trascorsi in carcere da innocente (quale resta sino alla sentenza della Cassazione) il dubbio che le carte siano state distribuite per confluire nello sconcertante verdetto, resta legittimamente ed urla forte!  

Non siamo giudici. Non abbiamo competenze in tema di “magistratura”… possediamo il “buon senso” dell’uomo che ama ragionare e caliamo sul tavolo una manciata di domande per generare nuove perplessità lecite e motivate.

Quante altre giurie avrebbero condannato Pittelli lontano dal clima di caccia alle streghe alimentato da stampa complice o asservita alle veline delle procure? Quante altre corti avrebbero potuto giudicarlo per il ruolo effettivo che ricoperto? Che cosa e come – secondo i pm – avrebbe dovuto fare e agire il Pittelli per non essere ritenuto “fiancheggiatore” del clan di ‘ndrangheta? Proviamo a dare risposte: Fottersene dei  suoi clienti? Prenderli per il culo e stampare fatture con la scusa di aver erogato presunti consigli legali o “dormitine” e qualche arringa sui banchi riservati al pool difensivo e sollecitare “la clemenza della corte”? Avrebbe dovuto forse collaborare con l’accusa per fornire prove concrete al prosieguo delle indagini? Era obbligato a rivelare il “segreto professionale”?.

Un “piemme” che rappresenta la parte della pubblica accusa, cosa può o non può chiedere a un avvocato o “pretendere” dal difensore del “criminale ‘ndranghetista”? A cosa servirebbe, per l’imputato o il “convenuto”, dialogare col legale di fiducia se non colloquiare per individuare soluzioni al problema (chiamiamolo così) generato per condotte contrarie alla “Dura Lex sed Lex”? Che senso avrebbe celebrare un processo se tutto è deciso e costruito a tavolino da chi accusa e che garanzie ha un cittadino che si vede chiamato a rispondere di reati solo ipotizzati quando chi accusa avrebbe l’onere di fornire prove mentre allega tante chiacchiere e molti distintivi e dispensa dichiarazioni sui media, o peggio diffonde veline per chi preferisce fare il gioralista leccando il deretano alle fonti?  

E giù insistiamo con le domande. A chi giova la condanna di un prestigioso e valido avvocato (magari “del Diavolo” come labbiamo descritto quale difensore di clienti da “romanzo criminale”) che nella sua vita ha ampiamente dimostrato, nel ruolo di deputato e senatore della Repubblica, d’esser tutto fuorché un “malavitoso”?…

A chi porterà benefici aver allacciato il sospetto che quel filo sottile, tra avvocato difensore legato al rapporto di fiducia sia estendibile alle partecipazione attiva in azioni criminose”?

E’ risaputo che la responsabilità penale sia individuale … Può essere ritenuto complice del peccatore il Prete che – ricevendo le confessioni della “pecorella smarrita dopo l’assoluzione dai peccati (persino quelli mortali) – non si precipiti, non corra, a gambe levate in Procura a denunciare quanto venuto a conoscenza?

Il nostro parere è che la condanna di Giancarlo Pittelli, uomo libero e di buoni costumi, sia derivata da un’assurda teoria che deve essere smascherata e ribaltata. Un teorema sfociato in sentenza dai due pesi e dalle due misure. L’esito del verdetto ha riconosciuto l’innocenza dell’ex sindaco di Pizzo ed ex presidente di Anci Calabria Gianluca Callipo (per cui la Dda di Catanzaro – la stessa che accusa Pittelli – aveva chiesto la condanna a 18 anni di reclusione, uno in più per l’ex senatore) mentre al penalista, al massimo è stato “concesso” (bontà loro) lo sconto di pena.  

Giancarlo Pittelli, come tanti altri cittadini italiani che han visto distruggere l’esistenza e la vita professionale per indagini (è un parere) dai risvolti e dagli echi mediatici sontuosi per chi le conduce, dalle cospicue spese per le casse statali, da ripartire sui bilanci dei singoli tartassati cittadini, ma dai pochi risultati concreti, da oggi in poi ha un compito preciso: continuare a lottare per dimostrare l’innocenza e la totale estraneità ai fatti contestati.

C’è chi come il sottoscritto (sono in buona compagnia e siamo in molti) lo chiede. Non lo ritenevamo colpevole quando fu arrestato … Non lo credevamo un criminale quando è stato aviotrasportato e schiaffato nella cella del carcere sardo di massima sicurezza… Non riusciamo a persuaderci – con buona pace di chi ha esteso il dispositivo di condanna letto in aula stamane e di chi ha costruito il castello accusatorio – che Giancarlo Pittelli abbia potuto essere l’anello di congiunzione tra il mondo della ‘ndrangheta e quello che vive nelle aule dei tribunali, ambiente che compete a chi – come lui – indossa la toga.  La verità non è e non potrà mai essere quella processuale odierna                

Burosaurocrazia giudiziaria permettendo solo l’attesa potrà restituire all’indagato, all’imputato, ma non al “condannato” Giancarlo Pittelli (costituzionalmente è bene ripeterlo nel garantismo puro ed assoluto che vale per chiunque – si resta innocenti sino a sentenza definitiva – con buona pace dei piemme e di chi si è fatto persuadere dalle tesi e teorie e anziché assolvere – come nel dubbio dovrebbe avvenire – ha pilatescamente abbreviato la richiesta accusatoria). 

I legali dell’ex senatore, avvocati Giandomenico Caiazza e Guido Contestabile, hanno rilasciato la seguente nota:L’avvocato Giancarlo Pittelli viene condannato per quello stesso reato rispetto al quale solo pochi mesi fa lCorte di Cassazione prima, ed il Tribunale per il Riesame subito dopo, avevano escluso la sussistenza anche solo di indizi gravi di colpevolezza. Tanto basta a far comprendere, a tutti coloro che abbiano la onestà intellettuale di volerlo fare, quanto questa condanna fosse ad ogni costo indispensabile per salvare la credibilità della intera operazione investigativa Rinascita Scott”, “Sono dinamiche che abbiamo drammaticamente imparato a conoscere in altri clamorosi casi giudiziari, a cominciare da quello di Enzo Tortora; e da quei casi giudiziari abbiamo anche imparato che, alla fine, l’innocenza dell’imputato verrà riconosciuta, seppure con imperdonabile ritardo, e dopo aver causato danni incommensurabili. Questo sarà, da subito, il nostro ancora più determinato impegno, questa la nostra certezza”. 

Il 20 novembre 2023 non è data che possa essere annotata e ricordata a trionfo della Giustizia. Tuttavia la memorizziamo. Nella provvisorietà che la Corte di magistrati esperti esamini gli incartamenti del processo Rinascita Scott, nella fase di Appello. Pervenire a conclusione che Giancarlo Pittelli avrebbe dovuto essere assolto in primo grado, come Gianluca Callipo, è solo questione di giorni, di mesi, forse di anni! Il tempo, che è sempre galantuomo, confermerà che avevamo ragione.

Riccardo Colao

l’avv. Giancarlo Pittelli – Garantisti da sempre: dimostrerà la sua innocenza

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