Sunday, April 28, 2024
Quotidiano Nazionale Indipendente


Calcio – Serie B. Travolto da un insolito destino il Palermo crolla al Barbera e rilancia le ambizioni del Venezia

Intanto, il venticinquemila sugli spalti, non si sono fermati un attimo nell’incitare la squadra e lo fanno come meglio non troveresti in nessun altro stadio, almeno della serie B. E una reazione,  più nervosa che tecnico-tattica, il Palermo la cerca, senza trovarla: troppo netto il divario tecnico-tattico e, ancor più, fisco-atletico tra la sparuta pattuglia (si fa per dire) rosanero e quella lagunare.


di Benvenuto Caminiti – dalla Redazione Sportiva per il Quotidiano l’Italiano)

PALERMO “Sento ancora la fiducia della squadra e dela società…”, così Corini ai cronisti in conferenza post-partita: evidentemente, lui continua a vivere su un altro pianeta. Non si spiega altrimenti come riesca a subire, dritto come un fusto, le urla rabbiose dell’intero stadio, mentre, con la squadra, si avvia verso gli spogliatoi: “ Di-mis-ssio-ni!… Di-mis-sio-ni!”. E, perfino, lacerante come un grido di dolore, : “ Corini… Corini… Vaffanculo!”.

Si chiude così la serata più brutta dei quasi due anni di panchina per il tecnico di Bagnolo Mella: un intero stadio si solleva contro di lui (e la squadra) , prima, alla fine del primo tempo,  con fischi laceranti e, al termine dei novanta minuti, con i cori ”personalizzati” che sanno di esasperazione e di ribellione dopo la peggiore esibizione dell’intera gestione Corini.

Uno strazio durato quasi cento minuti, nel corso dei quali il Venezia ha giocato col Palermo come il gatto gioca col topo. In pratica ha fatto quel che ha voluto, anzi direi che, ad un certo punto della ripresa, non ha voluto infierire contro i resti, anzi le rovine, di quella che, a inizio campionato e, ancor di più, dopo il mercato di gennaio, si presentava come una delle tre squadre meglio attrezzate per fare il salto di categoria..

Invece, è stato un lungo, lacerante stillicidio di una squadra che recita a soggetto, di un manipolo (dovrei usare un termine più più duro, ma non voglio infierire) di giocatori che, insieme, non sono mai riusciti a diventare squadra. E non solo sotto il profilo squisitamente tecnico-taTtico ma anche, se non soprattutto, sotto il profilo del temperamento, della gara, o, come dicono a Napoli, della “cazzimma”.

Undici giocatori messi in campo, ciascuno anche nel ruolo naturale, solo che improvvisano sempre, non hanno un canovaccio, e se qualcuno  tira fuori il coniglio dal cilindro, avviene solo per sua personale inziativa . Com’è succeso anche ieri sera, almeno in due-tre occasioni con l’unico giocatore – Pigliacelli a parte, che ha fatto il suo e con le sue parate ha limitato il passivo – con Di Francesco, l’unico a cavare dal suo repertorio le giocate per mettere in dificolta il lungo possente portiere finlandese del Venezia.
Per il resto, un rimestare di palleggio lento e prevedibile, che consentiva al Venezia di controllare agevolmente gli sviluppi e poi partire in contropiede con schemi semplici ma incisivi che, regolarmente, liberavano l’uomo solo davanti al povero Pigliacelli. E non solo sulla loro fascia destra (sinistra per il Palermo (dove si arrabbattava come un pesce fuor d’acqua, difensivamente parlando, Lund ) con Candela, che ogni volta affondava e addirittura arriva a al tiro o lo suggeriva… Come già, al 4’, ad Altare che schioccava un bel destro, sul quale Pigliacelli aveva un riflesso felino salvando in angolo. Questo per dire che, sin da subito, il Venezia comandava la partita, frenava sul nascere i tentativi d’attacco rosanero e ripartiva sulla fascia sinistra, la più debole delle due, e non solo per l’inadeguatezza difensiva di Lund.

Al 17’, il primo gol del Venezia: bloccato sul nascere un tentativo di ripartenza di Gomes ,  Busio, il riccioluto italo-americano che dirige con grazia e leggiadria le operazioni a centrocampo, lancia per l’ennesima volta nello spazio siderale, lasciato libero a destra, il suo compagno Candela, che arriva sul fondo e mette al centro un pallone alto e teso, sul quale si avventa di testa, libero come un uccello in volo, il monumentale Pohjanpolo, che sovrasta Nedelceauro e batte imparabilmente  Pigliacelli.

Intanto, il venticinquemila sugli spalti, non si sono fermati un attimo nell’incitare la squadra e lo fanno come meglio non troveresti in nessun altro stadio, almeno della serie B. E una reazione,  più nervosa che tecnico-tattica, il Palermo la cerca, senza trovarla: troppo netto il divario tecnico-tattico e, ancor più, fisco-atletico tra la sparuta pattuglia (si fa per dire) rosanero e quella lagunare.

Così al 29’, sull’enensimo sterile tentativo di affondo del Palermo, Idzes, sovrastando fisicamente  Brunori, gli ruba palla, l’appoggia al suo portiere,che , avanzando di una decina di metri, lancia profondo in verticale. Incredibile ma vero, il suo rilancio è un assist al bacio per un Pohjanpolo lanciato come un ariete, sul quale tenta un disperato intervento in scivolata il solito Nedelcearu, spazzato via  foglia al vento. Il finlandese entra in area e fulmina con un destro secco e radente Pigliacelli. 0-2, e risultato, non tanto numericamente quanto tatticamente, già messo in cassaforte.

Un rilancio del portiere dalla gittata di oltre cinquanta metri che diventa un assist-gol, può voler dire una sola cosa: che la partita è finita per manifesta superiorità di una squadra sull’altra, tanto evidente e lampante da rendere il tutto, per il Palermo e, ancor di più, per la sua splendida tifoseria, così straziante da sfiorare il patetico.

La ripresa ve la risparmiamo, perché, nonostante i cambi (subito tre all’inizio e via via gli altri due) se possibile è addirittura deprimente rispetto  al primo tempo: il Venezia si limita a gestire e, malgrado ciò, riesce ancora segnare, quasi controvoglia: è il terzo gol, e dei tre,  è il più indecente. Su un rilancio, stavolta neanche veramente mirato del bravissimo Busio, l’appena subentrato (a Poljanpolo)  Gytkiaer, riceve palla sull’estrema fascia destra, quasi a fondo campo: ebbene, riesce a dribblare l’avversario, che, invece di attaccarlo, quasi si scosta, come a voler ribattere un traversone… Quello, davanti a tanta…. generosità, tira lo stesso e trafigge Pigliacelli sul palo più lontano – come sanno fare solo i bomber di razza (e lui ha dimostrato di esserlo già l’anno scorso nel Monza) . E’ il secondo dei cinque minuti di recupero concessi dall’indolente e spesso distratto arbitro internazinale Doveri, ed è lo 0-3 che chiude la gara, mentre in tutto lo stadio, curva nord compresa, esplode la rabbia dei tifosi con i già citati: “Dimissioni! … Dimissioni…” e “Corini, vaffanculo”. 

Alla fine, il rito dei saluti squadra-Curva Nord diventa imbarazzante, se non grottesco: ci sono fischi laceranti dell’intera curva per una manciata di minuti ma, davanti alle teste chine dei giocatori, c’è anche l’applauso generoso e commovente della Curva Nord 12, che è sempre disposta a perdonare.

Svanita ogni residua possibilità di secondo posto, sia abbia almeno la dignità di lottare per i posti migliori dei play off: lo esige la professionalità di questo gruppo di giocatori e lo pretende il rispetto da loro dovuto alla più bella e generosa tifoseria della serie B.

Benvenuto Caminiti

IL TABELLINO DI PALERMO – VENEZIA 0 – 3

PALERMO (4-3-3): Pigliacelli; Diakitè, Nedelcearu (46′ Graves), Ceccaroni, Lund (46′ Aurelio); Henderson (62′ Traorè), Gomes, Segre (78′ Soleri); Di Mariano (46′ Vasic), Brunori, Di Francesco. A disp.: Desplanches, Kanuric, Stulac, Mancuso, Marconi, Buttaro, Coulibaly. All. Corini.

VENEZIA (3-5-2): Joronen; Sverko, Idzes, Altare; Candela, Busio (81′ Jajalo), Tessmann, Ellertsson (70′ Bjarkoson), Zampano (80′ Svoboda); Pohjanpalo (87′ Gytkjær), Pierini (70′ Olivieri). A disp.: Bertinato, Grandi, Modolo, Cheryshev, Lella, Ullmann, Andersen. All. Vanoli.

ARBITRO: Doveri di Roma (Vivenzi-Rossi).

MARCATORI: 18′, 30′ Pohjanpalo, 92′ Gytkjær.

NOTE: Ammoniti Altare, Ceccaroni.

Il trainer Corini lancia il suo sguardo sulle gradinate dove qualcuno continua a contestare la sua gestione.

Comments


Lascia un commento