Monday, April 29, 2024
Quotidiano Nazionale Indipendente


Catanzaro. L’Associazione “Calabria in Armi” e il convegno sul Brigantaggio dal 1820 al 1876

IL FENOMENO FA PARTE DELLA NOSTRA STORIA COME LE GUERRE, LE PESTILENZE E GLI ALTRI MALI, DI CUI LA SOCIETÁ HA DOVUTO SUBIRNE LE
TRISTI CONSEGUENZE”


di G.S. dalla Redazione Catanzarese del Quotidiano l’Italiano

CATANZARO – Avrà luogo dopodomani, 16 marzo 2024 l’attesa conferenza-convegno sul tema “il Brigantaggio”. Il periodo storico che riguarda la parte trattata parte dal 1820 e arriva sino al 1876. L’evento avrà luogo nella Sala “Giuditta Levato” presso il MUSMI – Museo Militare presso il
parco della biodiversità.
Il riferimento esatto, fornitoci dall’Associazione Calabria in Armi presieduta dal presidente Gen. (a.r.) Pasquale Martinello è il seguente: “IL BRIGANTAGGIO FA PARTE DELLA NOSTRA STORIA COME LE GUERRE, LE PESTILENZE E GLI ALTRI MALI, DI CUI LA SOCIETÁ HA DOVUTO SUBIRNE LE
TRISTI CONSEGUENZE” (briganti e brigantaggio, Mammuccari e De Mei)
Prenderanno la parola – dopo i consueti interventi di introduzione i seguenti RELATORI

  • Sig. Antonio Angeletti (Dottor Attanasio Dramis)
  • Profssa Francesca Rizzari (Gen. Emilio Pallavicini)
  • Dott. Mirko Chianesi (Brigante Giuseppe Musolino)
  • Avv. Adolfo Procopi (Brigante Panedigrano)
  • Gen. Nazzareno Lo Riggio (Il brigante Bizzarro e la brigantessa Niccolina Licciardi)
  • Prof. Giuseppe Spatola (i pizzini dei briganti) in collaborazione
    con l’Archivio di Stato
  • Mostra a cura del Dott. Filippo Cardamone
    Diretta su Associazione culturale Calabra in Armi
    MONS L. “FERRUCCIO”
    Coordinamento Nazionale
    Associazioni Risorgimenta
    Distretto Lions 108 Ya
    D.G. Pasquale Bruscino
    L. C. Squillace Cassiodoro L.C. Squillace Cassiodoro
    Pres. Marina Gervasi
    Pres, Lilia Catricalà
    Distretto Leo 108 Ya
    P.D. Galileo Frustaci
    Pres. Dott.ssa Angela Maria Alberton

Il fenomeno del brigantaggio ha interessato la Calabria sin dall’epoca romana, ai tempi di Spartaco (Misasi, 1900). Il termine “brigante” è stato utilizzato in maniera abbastanza estesa, e se per briganti s’intendono anche semplici sbandati, violenti, autori di saccheggi, scorribande e ribellioni, allora l’intero territorio aspromontano, fino alle Serre, conserva molte tracce che nel corso degli anni, in base ad evidenze storiche o solo per leggenda, ci parlano di briganti. I boschi e le campagne dell’altopiano Silano e dell’Aspromonte erano il rifugio più sicuro per i briganti, che in questi luoghi vivevano, con sistemazioni di fortuna, tra un assalto e l’altro.

Così racconta lo storico Spanò Bolani: “Assassinamenti ed eccessi eran pervenuti a tale per tutta la provincia di Calabria, che sollevarono l’indignazione del governo, ed il viceré finalmente vide quanto fosse necessario dare efficaci provvedimenti perché le comitive dè banditi fossero distrutte”.

Si parla sin dal VI secolo a.C. di brigantaggio comune“, ossia piccole bande di delinquenti comuni dediti a rapinare i viandanti. A questo si associò, con il sorgere del sistema feudale, anche il cosiddetto “brigantaggio feudale“.

Nel Mezzogiorno ad aggravare la situazione contribuì la persistenza del feudalesimo fino al XIX secolo che, assieme all’estrema miseria dei contadini e alla particolare morfologia del paesaggio calabrese (montuoso, ricco di grotte e dirupi) concorreva ad alimentare il brigantaggio.

Un esempio di “brigantaggio politico” fu invece l’esercito Sanfedista, pieno di ladroni da strada e di evasi, guidato da un cadetto di una nobile famiglia calabrese, il Cardinale Ruffo (Negro, 1863).

Ma il brigantaggio che più di ogni altro assunse grandi dimensioni, tanto da meritare l’appellativo di “Grande Brigantaggio“, fu il “brigantaggio postunitario”. Durò circa cinque anni, dal 1861 al 1865 e, per le dimensioni assunte, divenne una vera e propria guerra civile tra esercito piemontese da una parte, e briganti dall’altra, dove però a subire le maggiori perdite fu l’inerme popolazione civile (Cesare Lombroso, 1865).

Così racconta Cesare Lombroso (medico e antropologo): “Allora cominciavano le guerre sulle montagne, le imprese contro un nemico che scappava sempre di mano, che si ricoverava nei boschi quando era cercato nei monti, che si nascondeva nelle macchie, dormiva fra i campi di grano, nemico invisibile, imprendibile, che fuggiva sempre più lungi e più in alto, fino a che il re per una trista necessità, prometteva un’aministia a quelli che si sarebbero resi.”

Non è facile risalire con esattezza a quanti fossero i gruppi di briganti tra l’Aspromonte, le Serre e la SIla, ma sicuramente si trattò di numerose bande, il più delle volte capeggiate da nomi che passarono alla storia. Anche dopo la fine del brigantaggio postunitario, vicende come quelle del celebre brigante Musolino, “Re dell’Aspromonte” o del brigante Sonnino, furono oggetto di approvazione e simpatia popolare.

Tra le tante “chicche” che verranno rivelate in diretta abbiamo la possibilità di leggere i messaggi inviati dai briganti alle proprie vittime. I cosiddetti pizzini che sono per lo più minatori e di ricatto, firmati dai capo banda. le richieste sono sempre di armi, munizioni, generi alimentari e denaro. Ecco un esempio Caro amico per l’ultima volta ti prevengo di mandarmi altrimenti quando viene la persona ti manderò la Capo Manda infallibilmente sigari
Gentilissimo e signoro con cesti pochi versi vengo a pregart di rimettermi la somma di docati due cento e due pecotte di sicarri e una canna di scastoro russo della galita e una medesima verde e un poco di salamina e latucima e una poco di rosolio e le remetti cnno lo poggitore e vi prego di fare silenzo che si no e peggo per voi e per li animali e nonno atro che dirvi e sono il vostro amico Gaetano Marretta

Tutti gli interventi verranno opportunamente registrati e successivamente pubblicati nell’ambito della collana gestita dall’Associazione “Calabria in Armi” in un prestigioso volume edito dalla Titani Editori in Edizione Limitata di cui daremo notizia e ampia diffusione

Nell’immagine sottostante il brigante Brigante Panedigrano, di cui parla l’avvocato Adolfo Procopi, E subito dopo sotto la Locandina Celebrativa dell’evento

Comments


Lascia un commento