Istanza di scarcerazione per Giancarlo Pittelli. Censurati dalla Cassazione i giudici che hanno frettolosamente respinte le motivazioni della sua richiesta di libertà. Ora è tutto da rifare!
” Si invitano i giudici a considerare che un avvocato difensore non può essere considerato “concorrente esterno” dei suoi clienti sol perché si scambi valutazioni e informazioni lecitamente acquisite. Deve esserci ben altra sostanza. E la Cassazione ricorda ai giudici di Catanzaro alcuni precedenti (che questi dovrebbero conoscere…) di concorso esterno da parte di avvocati: da quello che assume il ruolo di consigliere strategico del boss a quello che aveva recapitato un’informativa riservata ai membri del clan sfruttando i colloqui in carcere, a quello che aveva alterato un bilancio nell’interessa della cosca e che veicolava messaggi minatori a nome e per conto della cosca, ecc.”
L’editoriale di Riccardo Colao
ROMA – Se fosse vero che le sentenze non si commentano ma si ascoltano è altrettanto vero che non avevamo mai creduto alla partecipazione attiva (e manco passiva) di un Giancarlo Pittelli affiliato e prono agli ordini della ‘ndrangheta. Un processo stravolto da logica inquisitoria e non probatoria senza confini ha portato via all’ex senatore della Repubblica, tre anni di vita fisica, professionale, familiare.
Ora la notizia è ufficiale con la pubblicazione delle motivazioni della clamorosa sentenza che bacchetta la Procura catanzarese: l’istanza di scarcerazione di Giancarlo Pittelli è stata accolta dalla Cassazione e ha poi persino censurato quei magistrati che hanno frettolosamente respinto le richieste del collegio difensivo e le certificazioni mediche. Dunque: tutto da rifare e tutto da dimostrare che il penalista meriti il gabbio.
Al momento Giancarlo Pittelli non solo non è colpevole (non c’é mai stato un pronunciamento in tal senso) ma persino la conclusione di questa tragedia umana appare evidentemente confusa e lungi dall’essere dimostrata come reato di “Partecipazione esterna ad associazione mafiosa”.
Insomma Giancarlo Pittelli accusato di aver favorito le cosche della ‘ndrangheta operante nelle province di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, rivelando segreti che erano già noti persino sulle colonne di piombo dei giornali, non avrebbe meritato il trattamento riservatogli.
Per fare maggiore chiarezza precisiamo come la sentenza della Cassazione verte sulla richiesta della difesa di SCARCERAZIONE del professionista già respinta dal tribunale della libertà del capoluogo di regione.
I Giudici della Suprema Corte di Cassazione, quelli che operano all’interno del “palazzaccio” a Roma, con la loro consueta scrupolosa diligenza e con coerenza logica, sono giunti ad enucleare un solo evento meritevole di attenzione nella condotta di Giancarlo Pittelli. Dalla lettura della stessa il promotore del Comitato “Libertà per Pittelli” dott. Enrico Seta, ex consigliere parlamentare ha tenuto a precisare:
“Alcuni sono i punti che mi preme sottolineare. Esaminiamoli uno per uno:
- si dirada il POLVERONE
La Corte rileva che questo evento è stato spiegato dalla difesa in modo esauriente ma i giudici di Catanzaro non hanno tenuto conto degli atti allegati dalla difesa. Quindi
- Si rileva la scarsa diligenza dei giudici catanzaresi .
- Si rinvia la loro sentenza (sbagliata) ai giudici per un riesame di tutta la questione
- Si invitano i giudici a considerare che un avvocato difensore non può essere considerato “concorrente esterno” dei suoi clienti sol perché si scambi valutazioni e informazioni lecitamente acquisite. Deve esserci ben altra sostanza. E la Cassazione ricorda ai giudici di Catanzaro alcuni precedenti (che questi dovrebbero conoscere…) di concorso esterno da parte di avvocati: da quello che assume il ruolo di consigliere strategico del boss a quello che aveva recapitato un’informativa riservata ai membri del clan sfruttando i colloqui in carcere, a quello che aveva alterato un bilancio nell’interessa della cosca e che veicolava messaggi minatori a nome e per conto della cosca, ecc.”
Nella sostanza gli “ermellini” fanno sapere ai loro colleghi della procura del capoluogo in parole povere questo concetto: “Avete elementi di una certa rilevanza? Se non li possedete questo signore dovete scarcerarlo e non potete trattenerlo in prigione (sia essa Galera o Domiciliare).
Il dott. Enrico Seta si dimostra ottimista e fiducioso: “Adesso rimaniamo in attesa dei prossimi eventi. O la Procura troverà rapidamente NUOVE prove di comportamenti di GP paragonabili a quelli citati dalla Cassazione (o di altri altrettanto gravi: femminicidi, partecipazione a bande terroristiche, traffico di essersi umani, ecc.) o GIANCARLO PITTELLI DOVRÀ ESSERE RIMESSO IN LIBERTÀ“
Ed è quello che da garantisti auspichiamo affinché Giancarlo Pittelli possa difendersi da uomo libero, in tutte le sedi ufficiali, per dimostrare la propria innocenza!.
Riccardo Colao
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